X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Venezia 64 - Beyond the years - Fuori Concorso

Pubblicato il 7 settembre 2007 da Matteo Botrugno


Venezia 64 - Beyond the years - Fuori Concorso

Spiegare l’arte tramite il cinema è un’operazione tentata da numerosi registi. Quella cinematografica è un’arte che si presta al servizio di storie che hanno per "protagonisti" musica, pittura, architettura, proprio perché esse sono parte stessa del cinema. Im Kwon-Taek fonda la sua poetica personale sul desiderio di spiegare l’arte tramite l’arte. Lo aveva fatto in Ebbro di donne e di pittura, storia di un pittore coreano del XIX secolo in cui il regista riusciva a dipingere, metaforicamente parlando, la profonda spiritualità dell’uomo. Con Chun-nyun-hack (Beyond the years) riesce a realizzare un lavoro intriso di musica, capace di raccontare la sua terra, le sue radici.
La storia di un percussionista in cerca della sorella cantante, della quale non aveva più notizie è, per Im Kwon-Taek, solo il pretesto per realizzare un lavoro pervaso di malinconie in cui il nucleo principale, intorno al quale ruotano microcosmi umani, è proprio la musica tradizionale coreana. Il canto, il cui ritmo è scandito dal tamburo, è il suono perso nella memoria di una terra viva; l’arte dell’improvvisazione è l’unico modo per liberare la propria interiorità e saper commuovere e decifrare gli incomprensibili enigmi della vita. Come in Ebbro di donne e di pittura, in cui il cineasta ha fuso arte ed artista, anche in Chun-nyun-hack (Beyond the years) il musicista diviene tutt’uno con ciò che sta suonando. La musica diviene occhi per la ragazza cieca, nuovo cuore pulsante per il percussionista, sollievo per chi sta morendo.
La tradizione popolare, quindi, è inserita in un melodramma il cui tema è la ricerca degli affetti attraverso gli anni e lungo le strade di un entroterra coreano carico di fascino e di magia. Le piccole storie che ruotano intorno alla musica sono cariche di un malessere profondo, che il regista riesce a descrivere con un’eleganza priva di qualsiasi ammiccamento al cinema occidentale. Ogni elemento della natura diviene suono che accompagna i lunghi inserti musicali, colonna sonora delle vicende dei personaggi: le canzoni, spesso ostiche ed estenuanti per un pubblico occidentale, narrano altre storie che si incastrano simbolicamente con quelle raccontate dal regista. Brani che parlano di vita, d’amore, di natura e uomo fusi in un unico organismo vivo e finalmente completo.
Affascinante e ricco di impercettibili sfumature Chun-nyun-hack (Beyond the years) è un film che, pur non raggiungendo i livelli di opere precedenti di Im Kwon-Taek, riesce nel compito di mostrare l’arte che nasce e che muore, così come la vita degli uomini disorientati nei labirinti della propria vita.


CAST & CREDITS

(Chun-nyun-hack); Regia: Im Kwon Taek; sceneggiatura: Im Kwon Taek, dal racconto di Chung-Joon Lee; fotografia: Jeong Il-seong; montaggio: Park Sun-deok; musica: Kunihiko Ryo; interpreti: Cho Jae Hyun, Oh Jung Hae, Oh Seung-eun; produzione: Bear Entertainment, Prime Entertainment; distribuzione internazionale: Kino 2 Pictures; origine: Corea del Sud, 2006; durata: 106’


Enregistrer au format PDF