Venezia 64 - Die Stille vor Bach - Orizzonti
Polifonia delle forme e dei racconti nel nuovo film di Pere Portabella. Il soggetto viene esposto in modo chiaro e con prorompente forza espressiva. C’è silenzio, il silenzio di un’ampia stanza bianca e vuota, nella quale si aggira quasi furtivo l’occhio scrutatore dello spettatore. Improvvisamente irrompe una dissonanza in questa apparente staticità; un pianoforte meccanico a rullo montato su un carrello radiocomandato danza volteggiando il questo nulla accompagnato dalle Variazioni Goldberg. Lo strumento improvvisamente diventa altro. E’ musica in sé, esecutore, mezzo per l’esecuzione e, più di tutto, ascoltatore di sé stesso. Diventa incarnazione dell’anima del film; non è più solo mezzo, ma personificazione di un’idea.
L’incipit è fulmineo e colpisce nel segno. Di seguito, l’astrazione totale della musica alla quale lo spettatore ha appena assistito, prende una forma concreta; prima, però, prendendo le sembianze di un accordatore che, con perizia, manovra chiave e caviglie di uno splendido Bösendorfer. Da questa apparente mancanza di musica iniziano a dipanarsi varie storie, tutte permeate piuttosto dalla musica del grande Johann Sebastian Bach.
Le storie non hanno nulla in comune le une con le altre, eppure la musica di Bach riesce a concatenare le vicende. Lo spazio e il tempo sono annullati e il regista filma le esecuzioni dei brani per intero, come a volerci "mostrare" la musica di Bach e il modo in cui essa si manifesta, si concretizza nell’atto supremo dell’esecuzione. Johan Sebastian Bach, interpretato dall’attore-esecutore Christian Brembeck, viene avvicinato ai comuni mortali, di qualsiasi estrazione essi siano. La musica del compositore è talmente universale da poter essere eseguita su qualunque strumento e da qualunque persona; che sia un’armonica a bocca, un fagotto, un coro di voci bianche o anche l’invisibile pianista dello strumento a rullo.
Portabella indugia più volte sul nome di Bach a San Thomas. Inciso con caratteri maiuscoli sul pavimento della chiesa, l’iscrizione acquista un’immensa sacralità attraverso il Preludio e Fuga in La minore per organo, eseguito probabilmente nel luogo del suo concepimento da parte dell’autore.
E’ un viaggio attraverso i secoli, nel quale il tempo viene incarnato dalla musica del compositore di Lipsia. Portabella, utilizzando Bach come spartiacque tra il Silenzio e la Musica, ci parla. Parla di vite, ma soprattutto, di musica.
(Die Stille vor Bach); Regia: Pere Portabella; sceneggiatura: Pere Portabella, Carles Santos, Xavier Albertì; fotografia: Tomàs Pladevall; montaggio: Oskar Xabier Gòmez; scenografia: Quim Roy; interpreti: Christian Brembeck (J.S. Bach), Daniel Ligorio (Felix Mendelssohn), Àxel Brendemühl (camionista), Féodor Atkine (venditore di pianoforti), Fanny Silvestre (Anna Magdalene Bach), Ferran Ruiz (figlio di Bach), Mariona Solanas (figlia di Bach), Jens Wittwer (primogenito di Bach), Lina Lambert (madre di Mendelssohn), Jordi Llordella (amico di Mendelssohn), Christian Atanasiu (maggiordomo), Georgina Cardona (violoncellista), Johanes Zametzer (macellaio), Jaume Melendres (libraio), Georg C. Biler (cantore), Daniela Wick (discendente di Bach), Antonio Serrano; produzione: Films 59; origine: Spagna, 2007; durata: 102’