Venezia 64 - Madri - Orizzonti
Attraverso i racconti strazianti di alcune madri israeliane e palestinesi, l’attrice-regista Barbara Cupisti ci parla degli orrori della guerra. Lasciando spazio alle parole, l’autrice non intervista, ma si limita ad ascoltare i racconti. Non ci sono, infatti, né un canovaccio né delle linee guida nel suo film. Con l’ausilio del digitale, poi, è stato possibile accendere la videocamera per dimenticarla un attimo dopo. Le donne che parlano sono divise da anni da una guerra che sembra non riguardarle: nella loro visione delle cose non c’è odio, non traspare rabbia verso il popolo nemico, ma solo tanta, forse troppa disperazione.
"Il dolore è universale, parla la stessa lingua in tutte le nazioni del mondo" ci spiega la regista. La sofferenza che provoca la perdita di un familiare, e nel caso particolare, di un figlio, è qualcosa di universale.
I racconti delle madri ci guidano attraverso un cammino fatto sì di dolore, ma anche di voglia di cambiamento, di pace. Dopo una perdita così enorme queste donne sono inevitabilmente cambiate, diverse. Qui non si fa politica, non si vuole indirizzare il pensiero dello spettatore; il solo messaggio chiaro che traspare fra tutte le testimonianze, il filo conduttore che lega tutte le interviste è il desiderio che nessun innocente debba più pagare per qualcosa di cui non ha colpa.
Con un taglio prettamente "televisivo", questo documentario smuove gli animi e commuove, a volte teneramente, altre volte rabbiosamente. Vengono narrate molte storie: dalla mamma di Malki, vittima a quindici anni di un kamikaze mentre era in una pizzeria di Gerusalemme, alla mamma di Izz, autore del medesimo attentato.
Non c’è retorica nel documentario, perché non può esserci retorica nel dolore. Non si cerca di commuovere, anche se inevitabilmente ciò avviene, ma si mostra una realtà che esiste e che deve essere resa visibile.
Dopo tutte le testimonianze, assisiamo all’incontro fra le protagoniste. Uomini e donne colpiti dal lutto hanno dato vita all’associazione "Parents Circle", che riunisce i genitori di vittime sia israeliane che palestinesi. Questo è, probabilmente, il momento più importante del documentario.
Colpisce soprattutto osservare una realtà difficile da immaginare, fatta di donne israeliane e palestinesi che si parlano, si sorridono, si abbracciano da amiche. Il loro dolore le ha inevitabilmente unite in un legame indissolubile. Una di loro ci spiega il perché di questa associazione e ci invita a riflettere sul fatto che questa guerra non potrà avere fine finché ogni parte sarà convinta delle proprie ragioni. La volontà di queste madri è quella di dire basta: ripartire dall’ora, dal momento presente, perché l’orrore di cui sono state protagoniste non si ripeta mai più.
(Madri); Regia: Barbara Cupisti; fotografia: Eyal Zahavi (Israele), Raed Al Helou (Palestina); montaggio: Francesca Mor; musica: Francesco Cerasi; produzione: Alex Ponti per Rai Cinema e Digital Studio; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2007; durata: 90’