Venezia 64 - Sad Vacation - Orizzonti

Shinji Aoyama, ancora poco conosciuto in Italia, ha dimostrato di possedere la capacità di realizzare opere diverse per tema e per stile. In pochi film, il regista giapponese è stato in grado di dirigere film ora emozionanti (come l’elegante e anomalo road-movie Eureka), ora folli (è il caso di Korogi, presentato durante la scorsa edizione del Festival di Venezia sempre nella sezioni Orizzonti).
Sad vacation rappresenta una sorta di ritorno a lidi più accessibili rispetto alle scelte degli ultimi anni, decisamente sperimentali. L’ultima fatica di Aoyama è un racconto corale in cui è profondamente marcato il desiderio dell’autore di raccontare più storie legate dal filo rosso del rapporto genitore-figlio e, non meno importante, caratterizzate dalle tematiche dell’abbandono e della solitudine. Il film appare come un grande sfogo, seppur contenuto, in cui il regista guida i suoi personaggi alla scoperta di se stessi, della propria volontà e dei propri affetti. Le situazioni si intrecciano in modo tale da creare una fitta rete di interrelazioni di cui sono protagonisti individui abbandonati durante l’infanzia, genitori che hanno lasciato la famiglia e che tentano il riscatto tramite improbabili adozioni, figli che tornano o se ne vanno definitivamente. Il tutto nel contesto di una piccola azienda a gestione familiare, in cui vengono concentrate la maggior parte delle vicende.
Malgrado una partenza in linea con la vivacità espressiva del regista giapponese, il film prende presto una piega destinata a incidere su di essa un segno negativo. Le immagini scoppiettanti delle sequenze di apertura, caratterizzate da camera a mano, illuminazione essenziale e arditi stacchi di montaggio, vengono quasi subito sostituite da un racconto solo a tratti poetico ed emozionante. Per la maggior parte del tempo Aoyama tenta di individuare il desiderio represso dei suoi personaggi, stabilizzando la sua macchina da presa su un saldo treppiedi, e osservando le varie situazioni da lontano, come per non corromperne la veridicità.
Se, da una parte, il lavoro è improntato in modo tale da non cedere mai al lacrimevole, rischio particolarmente elevato in film di questo tipo, è necessario puntualizzare il fatto che l’emozione è lontana dall’essere comunicata. Tentando di associare questa mancanza alle tematiche del film sembrerebbe opportuno ipotizzare che Aoyama abbia impostato la sua opera in modo freddo, quasi indifferente, con l’obiettivo di trasmettere l’impossibilità di ricucire gli strappi del tempo.
Sad Vacation non convince, dunque. Ma un passo falso, ovviamente, non è mai una fine. Solo un nuovo inizio.
(Sad vacation) Regia, soggetto e sceneggiatura: Shinji Aoyama; fotografia: Masaki Tamura; montaggio: Yuji Oshige; interpreti: Tadanobu Asano, Eri Ishida, Yuka Itaya, Ken Mitsuishi; produzione: Style Jam; distribuzione internazionale: Style Jam; origine: Giappone, 2007; durata: 136’
