Venezia 64 - The Nines - Settimana della Critica
Il bisogno di critici e giornalisti di trovare a tutti i costi rimandi ad altre opere durante l’analisi di un film, sembra essere sempre più viscerale. The Nines è stato presentato a Venezia 64, preceduto da una serie di voci e di critiche che lo hanno paragonato ad alcuni fra i capolavori della cinematografia mondiale degli ultimi anni.
Il bravo e fantasioso sceneggiatore di Tim Burton, al suo primo lungometraggio da regista, crea tre film in uno legati fra loro da continui simbolismi e rimandi onirici. Apparizioni e "indizi" contaminano le vicende creando un filo conduttore che attraversa le crune delle storie. Il rimando al maestro David Lynch sembra a questo punto tanto immediato quanto affrettato. Vero è che gli ultimi film del regista, parliamo di Mulholland Drive e di INLAND EMPIRE, hanno sicuramente caratteri comuni a The Nines, ma se riuscissimo per un attimo a distaccarci dalla semplice costruzione stilistica e tematica dei film, troveremmo sicuramente che l’accostamento risulta fin troppo superficiale.
Accostare due opere attraverso dei piccoli "indizi" risulta a lungo andare riduttivo per entrambe. Avvicinare The Nines a Mulholland Drive solo perchè varie storie si intrecciano in modo più o meno assurdo o per la presenza di realtà parallele, equivale ad affermare che basta tracciare delle forme geometriche su una tela per ricordare Kandinsky. C’è, purtroppo, un discorso estetico di base che viene sottovalutato e a volte persino dimenticato. Mulholland Drive e INLAND EMPIRE rappresentano degli "unica" nel loro genere; la ricerca e la cura dell’immagine, la sperimentazione e l’innovazione, diventano caratteristiche fondamentali che connotano non solo un genere, ma gran parte della produzione di un regista. Inoltre il percorso formativo e intellettuale di un autore non può prescindere dalle sue opere. David Lynch, nel caso specifico, approda alle sue ultime creazioni dopo aver creato un background personalissimo e unico.
John August tenta l’innovazione in un campo già innovato, la sperimentazione in generi già ampiamente sperimentati. Non ci sarebbe nulla di male nel farlo se solo, a supporto di un’intuizione, ci fosse un’idea estetica, un modo di raccontare, di mostrare i fatti, diverso da quello che già siamo stati abituati a vedere. The Nines decolla in modo scorrevole e quasi spensierato, illudendo lo spettatore di stare per assistere ad una commedia dalla trama folle e visionaria. Purtroppo una piccola dose di presunzione da parte del regista rende, quella che avrebbe potuto essere una divertente commedia ironica e onirica, un grande calderone di idee più o meno banali. Un vero peccato.
(The Nines) Regia: John August; sceneggiatura: John August; montaggio: Douglas Crise; fotografia: Nancy Schreiber; musica: Alex Wurman; interpreti: Ryan Reynolds (Gary/Gavin/Gabriel), Hope Davis (Sarah/Susan/Sierra), Melissa McCarthy (Margaret/Melissa/Mary), Elle Fanning (Noelle), Sean Andrews (Cooper), Ellen Treanor (Christine Walsh), David Denman (Poliziotto), Dahlia Salem; produzione: Bruce Cohen, Dan Etheridge, Dan Jinks per Jinks/Cohen Company; origine: USA, 2007; durata: 99’.