Venezia 76. - About Endlessness
" Ho visto (cose)… ” Una delicata voce narrante femminile ci guida all’interno dell’esperienza unica e meditativa di About Endlessness e, attraverso il suo sguardo superiore e imparziale, scorgiamo le vicende quotidiane di una serie di variegati personaggi. Pur essendo un follow-up di Un Piccione Seduto su un Ramo Riflette sull’Esistenza – Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2014 – e trattando, anch’esso – in modo sempre tragicomico, grottesco e surreale – la natura dell’uomo e le sfumature dell’esistenza, il settimo lungometraggio di Roy Andersson – in Concorso a Venezia 76. – aggiunge, questa volta, il tema della fede e della religione; con un’amarezza, una cupezza e un disincanto maggiori, rispetto alla pellicola precedente.
About Endlessness si apre con un cielo stellato e il sottofondo di una musica sognante e celestiale, simile a un’aria da opera lirica. “ E’, già, Settembre ”, esclama una donna su una panchina; volta ad osservare il quieto orizzonte, nel quale, si notano, in lontananza, uno stormo di uccelli. Il tempo scorre, inesorabilmente. Un uomo saluta un vecchio compagno di scuola, incontrato per strada; ma viene, completamente, ignorato. In un incubo ricorrente, un prete immagina di essere una figura cristologica, che deve farsi carico di una pesantissima croce, da portare sulla schiena. In un mondo alla deriva, dominato dalla cattiveria degli uomini, anche lui sente di non credere, più, in nulla e sfoga la propria inquietudine nell’alcool. Il malessere persiste e, per guarirlo, si rivolge a un medico: “ Ho perso la fede ”, gli ripete più e più volte. E lui, risponde, con risoluta razionalità: “ E se anche Dio non ci fosse? Avremmo, comunque, la gioia di essere vivi ". Neanche ciò è abbastanza per il povero prelato; che – tornato, ancora dal medico, in una disperata richiesta d’aiuto – si sente rispondere: “ Stiamo chiudendo e io devo andare a prendere l’autobus ”. Com’è normale che sia, nella società contemporanea, nessuno dei due offre, gratuitamente, i propri servizi. Una parrucchiera innaffia un piccolo albero, posto in un vaso, di fronte all’ingresso del suo salone. L’unico simbolo rimasto della natura, sulla strada desolata di un paese freddo e asettico. La macchina del tempo si riavvolge si ferma su un punto cruciale della storia dell’umanità: Hitler e i suoi soldati marciano verso la sconfitta. Poi, torna, di nuovo, avanti, nel momento in cui una donna scende da un treno; convinta che non ci sia nessuno ad aspettarla. All’improvviso, ecco fare capolino un uomo che la porta via con sé. Tutti aspettiamo qualcuno che ci accompagni nel percorso esistenziale, per il maggior tempo possibile e – anche se non siamo a conoscenza del momento di una tale venuta – quella persona è pronta a raggiungerci; probabilmente, nell’ora più impensabile. Gli esseri umani sono spenti, stanchi delle difficoltà e annichiliti: zombie. Poi, improvvisamente, si risvegliano, in un mercato del pesce, mossi dalla rabbia e il livore di un’instabilità emotiva e psicologica, ormai, dilagante. Una coppia avvolta in un romantico abbraccio, volteggia sopra una Colonia devastata dalla guerra: l’apoteosi.
In About Endlessness , l’acclamato autore svedese viviseziona la creatura umana; come se le splendide scenografie delle sue vignette – palesemente, fittizie e ricostruite, per intero, negli studi cinematografici di Stoccolma – fossero delle teche abitate da tanti minuscoli insetti. Com’è stato dichiarato dallo stesso cast e dalla crew, i personaggi sono degli archetipi inseriti in dei Trompe-l’œil a sé stanti; i quali, visti complessivamente, sono i pezzi che costituiscono una sola, grande, opera d’arte. L” Infinito ” del titolo ne è il fulcro; ma è impossibile non scontrarsi con la cruda realtà che ogni uomo o donna deve affrontare. La morte arriva per tutti; ma – come un’automobile bloccata su un viale ininterrotto – può essere, solo, una fermata momentanea del viaggio. Esso potrebbe continuare, in qualche modo. Perché, ogni elemento terrestre – compreso l’individuo – è dotato di energia: una forza potente, inesauribile e in grado di rinnovarsi all’” infinito ” e in forme, illimitatamente, differenti. E se anche solo una bianca e candida pioggia di fiocchi di neve a Natale, può regalare un piccolo attimo di poesia, “ Non è, comunque, tutto fantastico? ”
(Titolo originale) About Endlessness (Om det oändliga); Regia: Roy Andersson; Roy Andersson; fotografia: Gergely Pálos; montaggio: Johan Carlsson, Kalle Boman, Roy Andersson; interpreti: Jan-Eje Ferling, Martin Serner, Bengt Bergius, Tatiana Delaunay, Anders Hellström, Thore Flygel, Lotta Forsberg, Stefan Karlsson; produzione: 4 1/2 Film, Roy Andersson Filmproduktion AB; origine: Svezia, Germania, Norvegia, 2019; durata: 78’; webinfo: https://www.royandersson.com/