Venezia 76 - Guest of honour
Veronica (Laysla De Oliveira), una bella ventenne dai capelli lunghi, entra in una chiesa e si mette a raccontare chi era suo padre (David Thewlis) a un prete gentile (Luke Wilson).
Per qualche ragione il padre prima di morire ha preteso che il suo funerale fosse celebrato in quella parrocchia, pur non essendone un membro attivo né un fervente cattolico.
Da questa scena si snocciola una trama complessa sulla colpa, sulla reputazione, sul passato che si proietta sul presente, sui segreti che albergano in una famiglia.
Come un cerchio che si chiude il film torna sul finale nella chiesa durante il funerale, dopo aver raccontato la storia con salti cronologici avanti e indietro rivelando e nascondendo, ispirando e confondendo elementi e colpi di scena in un gioco di rimandi e trappole continui.
Jim è un ispettore sanitario: perlustra ristoranti da cima a fondo alla ricerca dell’igiene perfetta. Sua figlia Veronica insegna musica al liceo, da bambina possedeva il dono del pianoforte, di cui ha preso lezione per anni. Tra padre e figlia il longevo coniglio Benjamin come animale domestico, oggetto di cura da parte di entrambi, per il resto i rapporti tra loro sono difficili:
“Tu sei il problema, papà, tutto quello che ho visto a causa tua”.
Come la pistola di Čechov, ogni cosa appaia nel film ha un significato fondante: allo spettatore non è permesso distrarre l’attenzione neppure un attimo se vuole capire cosa è successo veramente, anche se “la percezione dei fatti non corrisponde alla realtà”.
Incidenti, lutti, malattie, prigione, crimini, colpe da espiare, telefoni cellulari, videomessaggi, messaggi di testo, ossessioni, traumi infantili, ricordi modificati dalle memorie diverse dei protagonisti: temi ricorrenti nella cinematografia di Atom Egoyan, dal lontano Exotica del 1994 a Il dolce domani del 1997 al più recente Remember del 2015 a Venezia. La tecnologia ha in parte distorto il mondo e come viene vissuto: clamorosa la scena al ristorante armeno (piccolo ma significativo ruolo della proprietaria interpretato da Arsinée Khanjian, moglie del regista) in cui la lingua armena, non compresa solo da Jim, viene usata per spiegare a tutti gli invitati come i ristoratori, qualche giorno prima, hanno gabbato il burocrate riguardo a una scorrettezza alimentare per la quale, senza la festa messa in scena ad hoc come copertura, li avrebbe fatti chiudere: di contro l’ispettore sanitario ubriaco - spinto al microfono come fosse l’ospite d’onore - dichiara un desiderio di vendetta davanti a un pubblico che registra il momento e lo passa alla polizia per metterlo nei guai.
Film teso e coinvolgente, ben recitato, con qualche minima forzatura di sceneggiatura.
(Guest of honour); Regia: Atom Egoyan; sceneggiatura: Atom Egoyan; fotografia: Paul Sarossy; montaggio: Susan Shipton; musica: Mychael Danna; interpreti: David Thewlis, Laysla De Oliveira, Luke Wilson, Rossif Sutherland; produzione: Ego Film Arts (Atom Egoyan, Marcy Gerstein), The Film Farm (Simone Urdl, Jennifer Weiss); origine: Canada, 2019; durata: 104’