XII MEDFILMFESTIVAL - EL METODO

La competizione è al centro di questo ottimo film di Marcelo Pinyeiro. Mentre sulle strade fumose, caotiche e bollenti di Madrid infuriano le rimostranze no-global, all’interno di un edificio dalla forma ultra moderna, impenetrabile ai tumulti della manifestazione e a qualsiasi altra sonorità ambientale, si consuma lentamente e con sadica tensione una battaglia all’ultimo sangue per ottenere un incarico di alto livello in una multinazionale. Un gruppo di candidati è in attesa di essere giudicato e si aspetta un colloquio di routine che, dopo aver analizzato attentamente le dinamiche d’insieme, valuti le capacità psico-attitudinali di ciascuno al fine di nominare il nuovo responsabile d’azienda. I partecipanti non sospettano minimamente di essere selezionati mediante il “Metodo Gronholm”, strategia di vaglio precedentemente adottata negli Stati Uniti, che garantisce l’ottimizzazione della scelta valutando con perizia scientifica le risorse umane, o meglio, inumane di ogni concorrente: gli avversari si devono misurare gli uni con gli altri, eliminandosi a vicenda, senza una giuria precostituita, ma solo con la presenza di uno psicologo infiltrato nel gruppo; un vero e proprio gioco al massacro in cui le vittime-carnefici mettono a nudo le proprie debolezze, i propri limiti, la meschinità, l’egoismo, la sete insaziabile di potere. Davvero notevole la tensione drammaturgica che l’autore distilla capillarmente nell’incedere dello sviluppo narrativo, proponendo dialoghi serrati e taglienti, cui corrispondono visivamente primi piani seriali e incalzanti.
Un montaggio puntuale scandisce il ritmo di sequenze pregne di una sottile, ma palpabile angoscia, senza quasi l’ausilio della musica a commento, che interviene di rado, allorquando si apre la porta della stanza dove sono rinchiusi i contendenti: una spensierata melodia da spot pubblicitario diviene emblema sonoro di un ambiente apparentemente rassicurante - il palazzo che ospita la sede dell’azienda - e di un personaggio, l’affabile segretaria dai modi artefatti e dal sorriso ipocrita; la musica dalle tonalità superficialmente rasserenanti rivela, per paradosso, la natura ambigua e illusoria del grattacielo del potere. Anche i rumori svolgono funzioni narrative degne d’interesse; ad esempio il bip che segue la fine di una prova e lo spegnimento del computer preavvisa l’eliminazione di un concorrente; più in generale, tutta la polifonia degli uffici è caratterizzata per lo più da sonorità prettamente tecnologiche, indici di un universo necessariamente dominato dalle macchine.
Il “Metodo Gronholm”, criterio di selezione puramente inventato, in realtà mira a sondare l’inumanità dell’individuo, il suo cinismo, la sua spregiudicatezza e per farlo spinge fino in fondo l’acceleratore sull’incontrollabilità e l’autenticità dei sentimenti, che dovrebbero essere ciò che ancor oggi ci eleva e distingue dalla meccanicità e dagli automatismi di perfetti e spietati robot da combattimento. Il trionfo di illusori e alla lunga nocivi idoli getta un’ombra di preoccupante pessimismo sul nostro futuro e foscamente desolante è l’allontanamento della protagonista che attraversa sconfortata le strade di una Madrid sconvolta e in fiamme; l’amore non trova più spazio nel mondo di sopravvissuti o non morti dipinto da Marcelo Pinyeiro e al termine della visione di questo bel film ci sentiamo tutti un po’ più vittime di un sadico raggiro, di un gioco perverso, la cui vincita dipende dalla predisposizione e dalla consapevolezza di dover sacrificare la nostra anima per l’affermazione e le vanità dell’ego.
(The Gronholm method) Regia: Marcelo Pinyeiro; sceneggiatura: Marcelo Pinyeiro, Mateo Gil; fotografia: Alfredo F. Mayo; montaggio: Ivan Aledo; musiche: Frederic Begin, Phil Electric; suono: Polo Aledo; interpreti: Eduardo Noriega, Najwa Nimri, Eduard Fernandez, Ernesto Alterio, Pablo Echarri, Natalia Verbeke, Adriana Ozores, Carmelo Gomez; produzione: Cattleya; durata: 120’
