X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



XII MEDFILMFESTIVAL - ZOZO

Pubblicato il 17 novembre 2006 da Carlo Dutto


XII MEDFILMFESTIVAL - ZOZO

Vari elementi accomunano il terzo film di Josef Fares all’ultimo lavoro di Radu Mihaileanu, Vai e vivrai, uscito lo scorso anno. Come il regista rumeno, naturalizzato francese, Fares è un regista ‘migrante’, nato in Libano e cresciuto nella fredda Svezia dopo essere scappato con la famiglia dai bombardamenti di Beirut. Dopo una serie di film comici (Jalla!Jalla! e Kops), il giovane regista libanese approda, come il suo ‘compagno migrante’ Mihaileanu a un film che tratta dello shock dell’emigrazione forzata, analizzata attraverso piccoli episodi fortemente biografici dei loro stessi autori. Nel film del regista rumeno la vicenda trattava, non priva di una certa retorica, la vita di un bambino eritreo profugo in Israele. In Zozo, presentato in anteprima italiana al Medfilm festival, cambiano i luoghi (Libano e Svezia), ma non gli effetti scioccanti e devastanti della nuova vita in un mondo che spesso non sa accogliere.

Zozo è un film caratterizzato dalla divisione in due blocchi osmotici e referenziali seppure tanto lontani per ambientazioni e fortemente distanti sia nella costruzione scenica che nel ritmo della storia. Una prima parte, ambientata nel cuore della città di Beirut, trasporta lo spettatore nella quotidianità dei bombardamenti sui civili, tra pranzi interrotti dalla fuga nei bunker ed esplosioni che colpiscono indistintamente palazzi, strade, automezzi, persone. La camera a mano registra con eccellente mimesi realistica gli effetti della casualità della morte dal cielo, le fughe disperate, l’uccisione della famiglia del ragazzo, in procinto di partire per la Svezia, sorta di Terra Promessa oasi di pace e serenità. Filo rosso tra i due segmenti narrativi risulta l’inferno di una città in balia di una guerra estenuante nel fisico e nell’animo, che si ripercuote nella seconda parte della pellicola, ambientata nell’illusorio salvifico paese scandinavo, nuovo inferno dominato dal razzismo e dalla mancata accettazione dell’Altro. Qui il giovane Zozo viene affiancato dal personaggio forte e ironico del nonno, da tempo emigrato e mai completamente integrato nel paese dei biondi, figura shakespeariana che unisce il tragico al comico, risulta un perfetto contro-altare del ragazzo vittima del razzismo e incapace di scindere la nuova vita da un passato di morte. Si insinua una profonda analisi sui caratteri dei due personaggi protagonisti della seconda parte, affiancati da un timido ragazzo svedese, vittima di soprusi scolastici e violenza famigliare, unico in grado di provare empatia per il passato di Zozo. Le scene surreali della madre, tornata in vita per portare al figlio orfano l’affetto di cui non potrà più godere, rendono visivamente al meglio i sentimenti di un ragazzo che dovrà imparare a vivere senza incubi, anche grazie allo squarcio di un finale ottimista nella metafora di una giornata serena passata a pescare al lago.

Supportato da un impianto visivo accattivante e da musiche notevoli nell’appuntare i momenti salienti di morte e di speranza del film, Zozo si innesta delicatamente tra le migliori produzioni non documentarie sul tema della migrazione, senza la mano pesante di una retorica tragica e troppo spesso piegata all’ideologia.

[Novembre 2006]

(Zozo) Regia e sceneggiatura: Josef Fares; fotografia: Arit Wretblad; musica: Adam Nordén; montaggio: Kristin Grundstöm, Michal Leszczylowski; interpreti: Imad Credi, Antoinette Turk, Elias Gergi, Carmen Lebbos, Viktor Axellson; produzione: Memfis Film Stockholm origine: Libano, Svezia, Danimarca, 2005; durata: 103’; web info: Sito SonetFilm


Enregistrer au format PDF