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Algunas chicas

Pubblicato il 30 agosto 2013 da Giammario Di Risio

VOTO:

Algunas chicas

La morte si diverte a mischiare le sue carte e ha per tutti quanti uno sguardo attento e possessivo. Partita la battaglia i colpiti dovranno predisporre singolarmente le contromisure da adottare durante la lotta impari: c’è chi avanzerà cinicamente incurante degli eventi; c’è chi si chiuderà nel silenzio e nella depressione; c’è chi cercherà misticamente di darsi delle risposte; c’è chi soccomberà sotto il peso dei sensi di colpa.

Buenos Aires. Il giovane chirurgo Celina è in crisi con suo marito e decide di scappare per rifugiarsi in un piccolo paesino dove risiede un’amica di vecchia data, che vive con il compagno e la figlia di quest’ultimo: Paula. La ragazza è un’anima in pena, visto che si è da poco tagliata le vene, e sembra non riuscire a vivere serenamente la propria esistenza, come del resto altre due donne in loco: l’ereditiera Maria e l’invasata Nené. Lentamente, tra sniffate di cocaina e incubi notturni, autodistruzione e eccitazione, giochi proibiti e rimugini angoscianti, si sviluppa una liturgia macabra e orrifica che porterà Celina a infettare le altre tre donne, in una danza della morte che coinvolge corpi, spazi e pensieri.

Celina è il Caronte che conduce le danze e la regia indugia sempre sul suo volto pensieroso quanto allegro, titubante quanto deciso. È questa l’altalena umana che vorrebbe giocare le sue carte contro i demoni della testa e del cuore. Il paesino in realtà non esiste, visto che veniamo scaraventati ciclicamente, e senza troppe riserve, in una foresta buia, nella casa di Paula o in luoghi la cui genesi visiva sembra arruffianarsi la fotografia macabra de La Grande Abbuffata di Marco Ferreri.

Ma quel film è un’altra storia! Algunas Chicas non decolla mai e, tra movimenti di macchina a mano, costanti deliri psicologici, montaggio discontinuo e pasticciato, rumori fuori campo che graffiano le immagini, battute che appiattiscono invece di condire lietamente la narrazione, ci si ritrova a godere più per alcuni passaggi esclusivamente estetici, che per la sorte segnata delle protagoniste. Una distanza che difficilmente verrà percepita dal regista Santiago Palavecino, che dimostra di avere molta fiducia nelle sue modalità espressive. Francamente avremmo apprezzato un maggiore rigore e più attenzione nel far comprendere allo spettatore la reale urgenza dei suoi personaggi tragici.


CAST & CREDITS

(Algunas chicas); Regia: Santiago Palavecino; sceneggiatura: Santiago Palavecino; fotografia: Fernando Lockett; montaggio: Delfina Castagnino, Andrés Pepe Estrada; musica: Augustina Crespo; interpreti: Cecilia Rainero, Agostina López, Agustina Muñoz, Ailín Salas produzione: Agustina Corsa Varsi, Fernando Manero ;origine: Argentina, 2013; durata: 100’;


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