Americana - New Girl
Nuova serie della Fox, già promossa e confermata per ben 24 episodi, New Girl dimostra ancora una volta l’attenzione, nella narrazione televisiva contemporanea (soprattutto comica), nei confronti di personaggi più o meno marcatamente loser, un po’ nerd e decisamente lontani dalla “classica” definizione di “eroi”. Non è un caso, allora, che New Girl vada ad inserirsi proprio nel “filone” che negli ultimi anni ha regalato frutti decisamente maturi e degni di nota, come Community, Misfits e The Big Bang Theory. Con quest’ultimo prodotto in particolare, la serie ideata da Elizabeth Meriwether possiede diversi punti di contatto, a partire dal soggetto.
Come in The Big Bang Theory, infatti, la convivenza e l’equilibrio di tre amici viene scombussolato dall’arrivo di un personaggio femminile, decisamente sui generis. Qui la tensione sessuale è molto meno esplicita, a favore di una connotazione maggiormente amicale nei confronti della “new girl”, più da adottare per le sue doti di stranezza e di umanità che per la componente di sex appeal comunque presente. A dir la verità, il ruolo della protagonista Jess fa la parte del leone, non solo per motivi di scrittura, ma anche per merito di un ruolo che Zooey Deschanel calza a pennello. L’attrice, conosciuta soprattutto per (500) giorni insieme, regala al proprio personaggio le fattezze di una sognatrice incallita, un po’ buffa e maldestra, con la strana abitudine di canticchiare per stemperare nervosismo o accompagnare un’euforia. La Deschanel - oltre che attrice, cantante già ascoltata nel film di Marc Webb – regge sulle proprie spalle gran parte della mole della serie, ma non senza dare spazio ai personaggi maschili: Nick (Jake Johnson), barista per ripiego; Schmidt (Max Greenfield), egocentrico e idiota; Winston (Lamorne Morris, che sostituisce in corsa Damon Wayans Jr, impegnato sul set di Happy Endings), ex sportivo che non riesce a riciclarsi.
È questa l’umanità variopinta e un po’ folle di New Girl, che pare, in fondo, una sorta di Friends dei giorni nostri (con tanto di possibile liaison alla Ross – Rachel), in cui tuttavia il mondo esterno sembra maggiormente crudele e difficile da affrontare. Questi 20/30enni sono le specchio di una generazione un po’ immatura, precaria sentimentalmente e professionalmente. Dal punto di vista lavorativo, infatti, Nick è evidentemente uno senza aspirazioni e l’episodio in cui Winston descrive il lavoro alienante che è costretto a fare è uno spassoso ritratto in cui molti si ritroveranno. Schmidt, invece, anche se sembra realizzato professionalmente, affonda in un narcisismo imbarazzante e Jess, dal canto suo, ha uno sguardo sul mondo consapevolmente infantile. Ovviamente il tutto assume i contorni edulcorati tipici della sit –com, che riempie di colori vivaci queste esistenze in cui, manco a dirlo, è il valore delle relazioni (l’amicizia su tutte) a contare davvero.
Ancora una volta, come nei prodotti meglio riusciti, la vera ricchezza di questa serie è quella di creare un universo fantasioso completo dei propri codici, anche linguistici, in cui non conta tanto ciò che succede, ma come i personaggi sanno agire e raccontare, rendendosi riconoscibili e, in qualche caso, adorabili. Pur attingendo al già visto, New Girl sembra non far troppa fatica a trovare il proprio caratteristico mood regalando episodi spassosi, con intelligenza e senza prendersi mai troppo sul serio.