ANTENNA
Per quanto racconti una storia linearissima, tragicamente semplice, di Antenna resta il sospetto di un film ancora informe, per una quantità di inespresso scambiata a un contenuto visivo davvero notevole. Un giovane studioso di filosofia vive una infelicità profonda, dovuta alla sparizione della sorellina avvenuta in passato e al conseguente tracollo psicologico del fratello minore. Si libererà del suo passato, ricostruendolo, attraverso una terapia, non proprio freudiana, con i ceffoni di una bella prostituta specializzata in pratiche sadomaso. Tratto dal racconto omonimo di Taguchi Randy, pubblicato su Internet, Antenna si riferisce alla capacità di sintonizzarsi medianicamente a episodi del passato non senza pagare un pedaggio di sconquassi profondi. Un film fatto soprattutto di corpi, delle loro contorsioni e ferite che stridono in ambientazioni statiche e silenziose. Il regista è bravissimo a fotografarli con tagli orizzontali che rivelano una pietas genuina, confermandolo come una promessa del cinema giapponese. Stesso dicasi per il protagonista Ryo Kase, davvero ispirato nella parte dell’individuo in disponibilità ma pronto a urlare ferocemente il suo dolore più grande della vita.
(AGOSTO 2003)
Regia: Kazuyoshi Kumakiri; Sceneggiatura: Takashi Ujita, Kazuyoshi Kumakiri dal racconto omonimo di Randy Taguchi, Montaggio: Shinichi Fushima, Fotografia: Takahide Shibanushi, Musica: Akainu / Matsumoto Akira, Interpreti: Ryo Kase, Akemi Kobayashi, Daisuke Kizaki, Mantaro Koiokhi, Hiroshi Koimori, Produzione: Office Shirous, Giappone 2002, Distribuzione: Open Sesame