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BU SAN (GOODBYE DRAGON INN)

Pubblicato il 6 settembre 2003 da Andrea di Mario


BU SAN (GOODBYE DRAGON INN)

Con Bu San, Tsai Ming-liang ha fatto due cose in una: rendere un appassionato omaggio alle vecchie sale (come cantava Battiato: L’etica è una vittima incosciente della storia / ieri ho visto due che si tenevano abbracciati / in un cinemino di periferia) e contemporaneamente realizzare una grande architettura anche dentro una sala cenciosa. Dentro questa scatola si muovono una serie di personaggi come allontanati dal resto del mondo. Il tempo del film è lo stesso della proiezione che segna i titoli di testa, un film di spade. Lo spettatore più assiduo di questa sala semideserta è un ragazzo in cerca di un contatto omerotico che non gli riesce mai, dando vita a una serie di quadretti umoristici. La sua morbosità è solo apparente, pretestuosa a una sorta di fenomenologia dello spettatore: quello che sgranocchia noccioline, quello che allunga i piedi sulle poltrone fino a quello completamente perso nei suoi pensieri. Uno di questi è assolutamente impassibile. È lui l’eroe. Solo alla fine si scoprirà che si tratta proprio dell’attore del film proiettato, o meglio, del suo fantasma, come dice uno degli spettatori in uno dei rari dialoghi. Nel ritratto di questo anonimo del Novecento si concentra tutta l’umanità del film, attraverso una delle inquadrature più lunghe, quando vediamo il suo volto commuoversi poco a poco di fronte alle immagini che lo vedono giovane. Si spengono le luci in sala, sulle poltrone di pelle madida, nelle latrine puzzolenti, nei corridoi squallidi. Finisce l’ultimo spettacolo: il Dragon Inn chiude per sempre. Il commiato di Tsai è anche quello di un modo di fare cinema. Una rappresentazione rastremata, in bilico tra registrazione passiva degli eventi visibili: svolgimento e attesa dell’estasi di uno stato. In questa dilatazione (che oramai scontenta un numero sempre più alto di spettatori, compresi quelli accreditati come esperti) emergono qualità sinestetiche dell’immagine. La memoria dei rumori contenuti in questo film, ad esempio, è una traccia fondamentale della sua penetrazione. Evviva il Dragon Inn, spazio di tutti i racconti.

[agosto 2003]

regia: Tsai Ming-liang, sceneggiatura: Tsai Ming-liang, montaggio: Cheng Sheng-chang, fotografia: Liang Ben-rong, interpreti: Lee Kang-sheng, Chen Shiang-chyi , Jun Shi, Midamura Kionobu, produzione: Homegreen Films, origine: Cina 2003


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