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Cannes 2007: ImportExport - Concorso

Pubblicato il 24 maggio 2007 da Salvatore Salviano Miceli


Cannes 2007: ImportExport - Concorso

Paesi che si guardano attraverso la storia dei due protagonisti, autori del medesimo viaggio ma percorso nella direzione opposta. Così Olga, giovane madre ed infermiera, decide di lasciare l’Ucraina per Vienna alla ricerca di nuove opportunità, ma finirà come addetta alle pulizie in un ospedale geriatrico. Paul compie esattamente il percorso inverso, dopo essere stato licenziato come guardia di sicurezza, accompagnando il padre in un improbabile viaggio d’affari. I due personaggi non si incontreranno mai procedendo lungo un itinerario quasi parallelo, cercando entrambi l’incrocio definitivo delle proprie esistenze.
ImportExport non è altro che un nuovo capitolo sulla riflessione, estremamente pessimista, che Ulrich Seidl ha iniziato da tempo a compiere sulla condizione umana. Qui c’è uno sguardo più dolce, rispetto ai film precedenti, per i due protagonisti, ma chi sta loro intorno non si vede riconosciuto alcuno sconto.
Sono insetti, mosche su di un letame che tutto avvolge e tutto copre del suo nauseabondo odore. E allora tutto ciò che è umano diviene sporco. Il sesso è poco meno di semplice mercificazione; è umiliazione e controllo, potere e sottomissione. I corpi femminili, così come ci vengono restituiti, sono adombrati da una patina malsana, sembrano, in qualche caso, merce andata a male. Gli uomini al contrario sono ‘esseruncoli’ in cerca di un rispetto da potere comprare ed esibire, specie nell’atto sessuale .
In mezzo a tutto questo ci sono loro due, Olga e Paul, stanchi pur in modo diverso della propria condizione. L’una insegue un sogno, il mito dell’Ovest, mentre l’altro lascia quello stesso Ovest pur di distaccarsi completamente da una realtà (prima di tutto il rapporto con il padre adottivo) che lo vede perdente tra i perdenti, patetico nel suo mostrarsi più forte di tutto e tutti per poi finire legato in manette e sbeffeggiato da un gruppo di ragazzi. Ancora più nel centro si trovano i vecchi dell’ospedale presso cui lavora Olga; figure ormai sbiadite, maschere ironiche di una demenza che avanza. I loro volti sono territorio di sadica esplorazione per Seidl e la sua macchina da presa. Cosa resta dell’uomo, sembra dirci il regista, se non della carne ormai raggrinzita in una solitudine di affetti e di speranze, ormai priva di percezione del circostante e di quello ci sta dentro? L’unico, tra loro, a conservare un minimo di lucidità, a provare a non scivolare lungo un letargo sensoriale, a parlare ancora di amore, matrimonio, finirà in una stanza del seminterrato, al buio, coperto dalla testa ai piedi da un rigido lenzuolo.
Il film è molto bello, resta immobile nella mente per lungo tempo; restano certi primi piani di Olga, del suo sguardo tanto dolce quanto disilluso, restano i fasti meschini di una festa in maschera alienante, restano i lamenti notturni dei vecchi.
Forse è reale un certo compiacimento da parte del regista, una ricerca dell’estremo che lambisce i limiti del falso. Ma non basta ad inficiare il giudizio su una pellicola cui è bene prestare una certa attenzione avvicinandoci alla giornata conclusiva.


CAST & CREDITS

(ImportExport); Regia: Ulrich Seidl soggetto e sceneggiatura: Ulrich Siedl, Veronica Franz; fotografia: Ed Lachman asc, Wolfgang Thaler; montaggio: Christof Scertenleib; interpreti: Ekateryna Rak (Olga), Paul Hoffmann (Paul), Michael Thomas (padre)); produzione: Ulrich Seidl Film Produktion GmbH, Coproduction Office; distribuzione: Coproduction Office; origine: Austria 2007; durata: 135’


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