Club Sandwich
Club Sandwich è un piccolo gioiello che con semplicità ed eleganza descrive il difficile periodo della pubertà. Gli impulsi sessuali che iniziano a farsi sempre più forti, i cambiamenti ormonali che si manifestano fisicamente con lo spuntare dei primi peli e delle prime impurità della pelle, le prime certezze che iniziano a vacillare lasciando spazio a quelle insicurezze che gli eroi di un tempo, la mamma e il papà, non riescono più a toglierci. Tutto ciò accade al giovane Hector, il quale, in vacanza in un residence semideserto insieme alla madre, inizia ad accorgersi che in lui stanno avvenendo dei cambiamenti piuttosto importanti che lo stanno allontanando dalle sue abitudini fatte principalmente di TV, musica e Club Sandwich a merenda in compagnia di una madre single e divertente.
Hector intuisce che c’è qualcosa che si è rotto senza apparente motivo e che pian piano sta mutando il suo modo di guardare e la purezza con la quale fino a quel momento aveva concepito il mondo. Conosce così Jazmin, sua coetanea, verso la quale inizia a provare un’attrazione che fino a quel momento aveva sperimentato solamente verso la madre Paloma, la quale accorgendosi della cosa inizia a diventare gelosa e ad avere paura di perdere per sempre l’unico vero compagno di vita che non l’ha mai abbandonata.
Fernando Eimbcke con asciutta delicatezza ci mostra una storia semplice senza appesantirla con orpelli grafici e scenografici. Gli attori vengono spesso inquadrati di spalle come a volerci mostrare con pudicità ed eleganza un mondo che tutti noi conosciamo e abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, senza volerlo contaminare. La realtà vista con gli occhi dei protagonisti ma non attraverso di essi per lascere loro la solennità di un attimo che non tornerà mai più. Cambiamenti, sofferenze, illusioni che vanno e disillusioni che tornano. Club Sandwich è il compendio di tutto ciò a seconda del personaggio che la macchina da presa si trova ad inquadrare. Il tutto in un villaggio vacanze che ormai alla fine della propria alta stagione, non ha quasi più nulla da offrire ai suoi clienti andando così ad incrementare quel senso di vuoto che lascia la fine di ogni epoca e l’inizio di un’altra meno nota e più spaventosa. Così quel bacio che Hector dà a sua madre poco prima che le luci si riaccendano in sala, da solo, senza l’aiuto di inutili frasi che troppo spesso appesantiscono i film degli ultimi anni, ci racconta di un cambio di ruoli. Ora quel bambino è un uomo e non avrà più bisogno delle cure amorevoli di sua madre bensì sarà lui d’ora in avanti a prendersi cura di lei. Incantevole.
(id.) Regia e sceneggiatura: Fernando Eimbcke; fotografia: María Secco; montaggio: Mariana Rodríguez; interpreti: Lucio Giménez Cacho, María Renée Prudencio, Danae Reynaud; produzione: CinePantera; origine: Messico, 2013; durata: 82’.