Grand Piano
Grand Piano è un thriller alla Brian De Palma che in maniera divertente e divertita regala omaggi e citazioni sia al cineasta italoamericano che al maestro Alfred Hitchcock.
Un giovane pianista dal talento cristallino, torna ad esibirsi davanti ad un pubblico dopo cinque anni dalla sua ultima esibizione. Esibizione durante la quale David, distratto dall’emozione, sbagliò in maniera clamorosa il pezzo concepito dal suo mentore, gettandolo nello sconforto più complketo. Oggi torna a suonare per omaggiare proprio quell’uomo che è morto lasciando a lui in eredità il suo inestimabile pianoforte. Sarà proprio quel pianoforte la causa dei suoi problemi, portandolo a doversela vedere con un cecchino deciso ad ucciderlo qualora dovesse sbagliare a suonare anche una sola nota della difficilissima "La Cinquetti".
Pur non avendo una trama molto originale e con la pecca di percorrere risvolti narrativi troppo scontati nell’ultima mezz’ora, questo gioco visivo di Eugenio Mira attrae per ritmo e costruzione delle immagini. L’uso costante di piani sequenza magistralmente congegniati, l’uso originale dello split screen e l’amalgama visiva che nasce dal connubio tra interpreti e scenografia rende il tutto davvero affascinante e stimolante.
Poco importa a quel punto se alcuni passaggi non riescono in maniera proprio perfetta e se il climax è talmente scontato da rendere quasi inutile quello che di buono si era costruito in quel momento, Mira dice esplicitamente che il suo è un gioco, come quello di Fincher in The Game e Panic Room dove ogni immagine è studiata a tavolino per stupire e divertire. Analogie visive, montaggi serrati alternati a lunghe riprese con steadicam e crane Grand Piano è tutto questo e molto di più. Il film crea metafore, più o meno riuscite, tra la paura di fallire del protagonista e quella che è insita in ognuno di noi.
Lo sguardo smarrito di David (Elija Wood) prima di salire sul palco davanti ad un teatro tutto esaurito, e quello dello spettatore che si immedesima con le prove che ogni giorno gli pone davanti la vita, coincidono e diventano protagonisti. Protagonisti che purtroppo a un certo punto smarriscono il filo del proprio discorso e finiscono per perdersi negli antri di una trama che tocca momenti di puro trash.
Un vero peccato perchè finchè il protagonista non si allontana dal palcoscenico il fil regge e convince, dopodichè scade nel banale e fa storcere la bocca per l’occasione mancata. Dopotutto però Mira ha scelto di omaggiare Brian De Palma che nel corso della carriera, oltre ad aver regalato un discreto numero di capolavori, ha gettato alle ortiche più di un film. Pellicola che comunque rimane divertente e godibile e che non ci sentiamo di sconsigliare completamente.
(id.) Regia: Eugenio Mira; sceneggiatura: Damien Chazelle; fotografia: Unax Mendía; montaggio: Jose Luis Romeu; musica: Víctor Reyes; interpreti: John Cusack, Elijah Wood, Tamsin Egerton, Allen Leech; produzione: Nostromo Pictures, Antena 3 Films, Telefónica Producciones, Nostromo Canarias 1 AIE; origine: Spagna, 2013; durata: 90’.