Dangkou - Venezia 65 - Concorso

Immaginate le atmosfere afose, calde delle favelas brasiliane popolate da gangster giapponesi. Pensate alle piccole strade dei sobborghi sudamericani, alle povere e fatiscenti costruzioni, al labirinto di vicoli in cui si aprono all’improvviso squarci di oriente, neon, lanterne. Ideogrammi e nenie brasiliani, colpi di katana e capoeira, Dangkou, di Yu Lik-Wai.
Il contrasto di atmosfere e colori, le dissonanze fra lingua giapponese e cantilene del Brasile, lo scontro fra il clima del gangster movie d’oriente e l’ambientazione da pellicola del grande paese sudamericano avrebbero dovuto rappresentare la carta in più di questo film. L’idea di Yu Lik-Wai era, potenzialmente, assai intrigante. Mescolare le anime di due mondi così lontani e caratterizzanti poteva essere l’occasione di dare l’ennesimo lampo in un genere molto prolifico e sempre ricco di spunti stimolanti. Potenzialità però deluse. Le improvvise intromissioni di lampi visionari, di piccoli quadri, dipinti con una fotografia da acquarellista, slegati dal contesto narrativo, potevano risultare piccoli flash in grado di arricchire, enfatizzare le differenze fra queste due anime senza però inficiare sulla funzionalità della trama se, come nella prima parte della pellicola, fossero state ben dosate all’interno della narrazione. Quando però il lato onirico, delirante della pellicola prende il sopravvento tutte le caratteristiche e potenzialità si perdono mestamente. Un fiume di illusioni, sogni, stregoni, magie prendono il posto della ferrea logica del gangster movie mentre il racconto, gli intrecci, le trame e sottotrame fin ad allora protagoniste vengono dimenticate. Una scelta quantomeno discutibile che grava pesantemente sulle due ore di pellicola.
Yu Lik-Wai, già autore degli effetti speciali di Existenz e operatore di macchina di Zhang Ke, prova ad illuminare il suo racconto con una fotografia curata e, a tratti, efficace nel sottolineare i contrasti cromatici fra i neon orientali e io caldi colori del Brasile. La “città di plastica”, bella ed affascinante però non regge i deliri della giungla brasiliana che gravano in modo in trascurabile sulla totalità del film
Giampiero Francesca
(Dangkou) Regia e sceneggiatura: Yu Lik-Wai; fotografia:Lai Yiu Fai ; montaggio: Wenders Li, Andrè Finotti; musiche: Fernando Corona, Yoshihiro Hanno; interpreti: Joe Odagiri (Kirin), Anthony Wong (Yuda),Huang Yi (Ocho), Tainà Muller (Rita); produzione:Gullane and Xstream Pictures;Oirgire: Brasile, Cina, Giappone 2008; durata: 118’.
