Eastern Boys
Daniel è un omossessuale sulla cinquantina. Si invaghisce di Marek, un giovane dell’Est. Un giorno alla stazione Gare Du Nord lo invita nel suo appartamento per consumare un rapporto. Presto però verrà a conoscere i suoi connazionali e le regole che stanno alla base del loro gruppo.
Robin Campillo, sceneggiatore di Laurent Cantet (La Classe), prova a cimentarsi su un argomento delicato come quello dell’immigrazione.
A detta dello stesso regista, il film non vuole però prendere un punto di vista sulla questione in Francia.
La prospettiva della storia è confusa e condita di soluzioni narrative banali e prevedibili.
Daniel è un borghese benestante. Merek è un immigrato. E questo nel film emerge chiaramente.
La banda di immigrati dell’Est è organizzata come un branco, nel quale c’è un boss e un’organizzazione gerarchica. Il destino dei componenti della banda è segnato dalla volontà del boss, che non ammette alcuna differenza di pensiero e di presa di posizione. Attraverso i loro documenti li tiene in pugno. Anche questo è chiaro.
Merek decide di ribellarsi, perché crede che il suo futuro sia lontano dal gruppo e forse con Daniel che dimostra di averlo ascoltato e aver compreso chiaramente la sua situazione.
Il conflitto per sviluppare narrativamente la storia è presente.
Quello che non emerge sono tutte le componenti verosimili e di ricerca della storia (per esempio: perché Daniel decide di invitare Marek a casa sua? perché i ragazzi dell’Est si muovono in gruppo?). I personaggi risultano dunque abbozzati e non hanno uno spessore che coinvolge in il pubblico e che creano semmai in esso numerosi dubbi.
Ogni sequenza risulta inoltre slegata da una narrazione complessiva e troppo lunga nella durata.
Il tema risulta dunque un pretesto per rendere affascinante un film, che sembra avere tutt’altro da dire.
Campillo, pur essendo un apprezzabile sceneggiatore anche nella scelta delle tematiche, risulta impreciso e eccessivamente prolisso. Se si considera che ha curato anche il montaggio del film, forse si comprendono alcuni difetti di narrazione e di lunghezza. Gli attori principali hanno invece una buona sintonia, anche se nell’intero film la loro prestazione risulta sbiadita e sfuocata.
Peccato perché dall’inizio in stile documentaristico il film, la pellicola promette bene, ma purtroppo questo effetto svanisce presto.
(Eastern Boys); Regia: Robin Campillo; sceneggiatura: Robin Campillo; fotografia: Jeanne Lapoirie; montaggio: Robin Campillo; musica: Arnaud Rebotini; interpreti: Olivier Rabourdin, Kirill Emelyanov, Daniil Vorobyov, Edéa Darcque; produzione: Les Films de Pierre; origine: Francia, 2013; durata: 128’;