FESTA DEL CINEMA DI ROMA - KALELDO (SUMMER HEAT)

Il compito di aprire la sezione Extra della Festa del Cinema spetta a Brillante Mendoza, cineasta filippino, noto al pubblico dei festival grazie al suo primo lungometraggio, The masseur, premiato a Locarno 2006. Il film tratta le vicende di un padre di famiglia e delle sue tre figlie, della dura realtà familiare e delle difficili relazioni amorose delle ragazze. Quattro capitoli, i cui titoli chiamano in causa addirittura i quattro elementi della natura, scandiscono il ritmo di un lavoro impeccabile dal punto di vista tecnico, anche se sterile da quello contenutistico.
Mendoza riesce a proporre soluzioni interessanti sia per quanto riguarda la costruzione di immagini cariche di suggestioni e in cui si avverte una forte padronanza, da parte del regista, di luci e spazi, sia per ciò che concerne la direzione di un quartetto d’attori di alto livello. Anche l’idea di dividere il film in capitoli caratterizzati da diverse atmosfere avrebbe potuto conferire un’ulteriore nota positiva, se non fosse che gli elementi della natura, metafora degli sconvolgimenti emotivi dei personaggi, più che far apparire gli esseri umani e le loro storie come piccole barche in balìa della forza degli eventi, conferiscono al lavoro una carica di simbolismo spicciolo che stona con le suggestive atmosfere costruite dal regista. Il procedimento quindi trasforma una trovata interessante in un esercizio formale permeato di banalità e forzature. L’autore avrebbe voluto focalizzare l’attenzione sul paragone tra i piccoli e grandi drammi della vita e il vento, che sembra spazzare via la purezza della storia d’amore della figlia minore, il fuoco della passione e del pentimento, l’acqua che troppo di striscio riporta alle lacrime della sorella maggiore (la ragazza lesbica), ed infine, la terra, ciò da cui si proviene e a cui si torna una volta morti.
Tra le righe di un film riuscito solo a metà quindi, si legge la visione estremamente pessimista del regista, che non lascia scampo ai suoi personaggi: il rapporto di coppia è visto come una trappola in cui si è sia vittima che carnefice, l’amore è qualcosa di effimero, e gli uomini sono visti come bestie che scaricano le loro frustrazioni su mogli e figlie. Manca ogni tipo di comunicazione che non sia violenta e quei pochi confronti civili che avvengono tra i personaggi rimangono a galla tra silenzi e incomprensioni che non si risolveranno mai.
Lavoro incerto, che non riesce mai ad arrivare al nucleo fondamentale della questione, sfiorando senza mai colpire. I tempi sono dilatati a tal punto che non risulta tangibile la sofferenza dei personaggi, se non nell’episodio del fuoco, sicuramente il più riuscito, in cui la costruzione degli eventi assume un carattere di coinvolgente drammaticità e buona forza espressiva. Questo non basta purtroppo a promuovere a pieni voti Kàleldo, ma di sicuro lascia ben sperare per i prossimi lavori di un autore interessante ma non ancora completamente maturo.
(Id.) Regia: Brillante Mendoza; sceneggiatura: Boots Agbayani S. Pastor; fotografia: Odyssey Flores; montaggio: Mark Philipp Espina; musica: Jerrold Tarog; scenografia: Benjamin Padero; costumi: Benjamin Padero; interpreti: Johnny Delgado (Mang Rudy), Cherry Pie Picache (Jess), Juliana Palermo (Grace), Angel Aquino (Lourdes), Alan Paule (Andy), Loren Novero (Conrad), Criselda Volks (Rowena), Lisa Lorena (Mrs. Cunanan); produzione: Brillante Mendoza, Arlene L. Sy, CenterStage Productions; origine: Filippine, 2006; durata: 90’.
