FESTA DEL CINEMA DI ROMA - THE BRIDGE

E’ difficile tentare una discussione, un approfondimento o anche solo una semplice riflessione di ordine morale su un argomento di tale portata. E’ infatti indiscutibile che il filmare la morte in termini di suicidio, senza abbozzare alcun tipo di intervento sull’evento stesso e anzi scrutare l’avvenimento in forma d’indagine, possa apportare nello spettatore un impatto drammatico sconvolgente.
E’ sbagliato cercare in questo documentario alcun tipo di piacere voyeuristico, come altrettanto sbagliato è indicare nel regista alcun intento sadico. Riprendere la morte altro non è, ed è qui l’elemento veramente drammatico, che l’esito di un macabro e realistico pronostico aritmetico. Ecco l’elemento agghiacciante, porre le telecamere, registrare gli eventi, non perché si voglia riprendere la morte ma perché si è già assolutamente consapevoli che lì essa vi avrà luogo.
Nel 2004 il regista Eric Steel decide, in seguito alla lettura dell’articolo “Jumpers” di Tad Friend sul New Yorker , di riprendere per l’intero anno il Golden Gate Bridge, filmando 24 suicidi e diversi tentati suicidi. In seguito ha effettuato interviste ai famigliari e agli amici delle vittime, e agli spettatori ignari degli eventi cercando di ricostruire i drammi, le frustrazioni e i malesseri che hanno provocato tali morti e il motivo che ha spinto queste persone alla scelta del ponte di San Francisco.
24 sono le persone decedute in un anno. Due ogni mese, una ogni 2 settimane. Questo numero così espresso seppur significante non sarà mai in grado di spiegare o di suscitare il dramma autentico che rappresenta questa catastrofe. Di qui il senso del documentario e la sua portata che reca con se un’indagine non tanto sul senso o la motivazione del suicidio in se, quanto per la sua ineluttabilità, sintomo forse di un malessere sociale di un Paese ricchissimo portatore di valori intransigenti. A questo va ad aggiungersi il senso mistico ed etereo che rappresenta il ponte stesso, per la sua maestosità e per il suo stesso apparire sovrastante sulla baia di San Francisco. Il regista infatti sottolinea in diversi modi questa essenza, attraverso una scelta di immagini che ne evidenzia l’aspetto inquietante e quasi horrorifico. Ma non solo, viene rimarcato più e più volte l’aspetto inspiegabilmente seduttivo che il ponte possiede.
In definitiva possiamo asserire che volente o nolente questa sia da considerarsi un’opera importante, degna della dovuta attenzione e lasciamo lo spettatore unico giudice consapevole però della necessità di indagare sempre e di spingersi talvolta anche al limite.
Id;Regia:Eric Steel;Montaggio:Sabine Krayenbuehl;Musica originale : Alex Heffes; Fotografia :Peter McCandless; Produttore : Eric Steel Produzione: Easy There Tiger Productions ; Distribuzione:Fortissimo Films; U.S.A.; 93’; Colore
