IL RITORNO
Quarant’anni dopo Tarkovskij con L’infanzia di Ivan, Andrey Zvyagintsev, trentottenne di Novosibirsk, vince il Leone d’oro con un’opera prima dove, quasi incredibilmente, anche tutto il resto del cast è praticamente al debutto nel grande schermo e si devono prendere appunti per le qualità dimostrate. Il ritorno entra nel cinema contemporaneo nel segno di un’autorialità ormai desueta (si è parlato, con larga ammissione dello stesso autore, de L’avventura di Antonioni a cui si può aggiungere come correttivo Il coltello nell’acqua di Polanskj), soprattutto rispetto all’attuale panorama russo. Zvyagintsev dichiara un interesse legato ai valori alti, della grande letteratura, della tradizione russa, dello spirito. Nel suo racconto - che dura come una parabola esattamente una settimana - si vede una bibbia illustrata; il protagonista adulto fotografato come il Cristo di Mantegna; c’è il sacrificio e tutto il resto. Tuttavia il film non è una messa e nemmeno “una pura formalità”. Per quanto disegnato con riga e squadra, dove le linee si fermano esattamente dove è previsto che debbano arrivare, viene sempre lasciato aperto uno spazio perché lo spettatore possa tessere in ogni momento possibilità ulteriori (e al contempo restare avviluppato all’espediente del “Mc Guffin”). Il ritorno, non è un’opera fredda, teorica, semmai è archetipica e pure un po’ telefonata. La sceneggiatura gli dona un sapore letterario squisitamente legato all’avventura di procedere verso qualcosa di misterioso situato in una foresta che è poi il nostro dentro; la musica veste e contrappunta bene; gli attori (eccellenti) mostrano la loro realtà duplice di passione e forma; la natura, sublime e desolata, il ruolo flaerthyano nelle cose dell’immagine. Forse, prima di imparare a pronunciare correttamente il nome di questo regista, e salutarlo come il Salvatore del redivivo cinema d’autore, quello “d’arte”, severo e approfondito, si dovrà attendere una seconda prova e vedere se l’equilibrio tra progetto, visione e destino rimanga inalterato, come in questo caso indiscutibilmente viene dimostrato.
[settembre 2003]
Regia: Andrey Zvyagintsev, Sceneggiatura: Vladimir Moiseenko, Alexandre Novototsky, Montaggio: Vladimir Mogilevsky, Fotografia: Mikhail Kritchman Musica: Andrey Dergatchev, Interpreti: Vladimir Garin, Ivan Dobronravov, Konstantin Lavronenko, Natalia Vdovina, Produzione: Dmitry Lesnevsky per Ren TV Provenienza: Russia, 2003, Distribuzione italiana: Lucky Red