LE SOLEIL ASSASSINEE’
Il regista Bahloul deve avere apprezzato il lavoro di Marco Tullio Giordana su Pasolini e Impastato per realizzare Le soleil assassiné. Questo e quelli sono comunque inseriti nelle proporzioni auree del film sentito personalmente, dove la volontà di dire riesce a sopraffare l’intelligenza a favore della didascalia, del manicheismo, dell’agiografia. La storia è quella di Jean Senac, poeta militante, nativo algerino ma di sangue francese, sostenitore del fronte nazionale antifrancese. Dopo l’insediamento del regime autoctono algerino iniziano imposizioni, vincoli e censure. Senac è boicottato, licenziato, infine assassinato. L’entusiasmo dei giovani adepti, la bianca Algeri e il grande mare che guarda, il passo leggero e semplice sono i pregi del film che tuttavia non tenta di scavare nel personaggio. Tutto quello che vediamo di lui è pubblico: sessualità, versi, attività. La sua passione è un esempio che l’ufficialità della politica non può contenere. Il suo eroismo è quello di non aver tentato la fuga, messaggio presentificato nei riguardi di un paese dove la libertà di espressione individuale resta tuttora severamente limitata. Che dire di più?
[agosto 2003]
regia: Abdelkrim Bahloul, sceneggiatura: Abdelkrim Bahloul, montaggio: Jacques Witta, Pierre Didier, fotografia: Charlie Van Damme, musica: Jean-Marie Senia, Souad Massi, interpreti: Charles Berling, Ouassini Embarek, Medhi Dehbi, Abbes Zahmani, produzione: MACT Productions, origine: Francia 2003