LEONE D’ORO PER LE REGIA A VENEZIA 60
La parola Kitano è ormai diventata una formula. Ogni anno un film uguale all’altro e allo stesso tempo completamente diverso. Questa volta Takeshi si cimenta, per la prima volta in costume, con il personaggio di Zatoichi, il vecchio massaggiatore e samurai invincibile, un classico del suo paese, di cui l’attore Shintaro Katsu ha interpretato per tren’anni, fino al 1989, un sequel di avventure in televisione e al cinema. Lo Zatoichi di Kitano è per di più cieco, si muove groggy ma tutto sa. Arriva in un villaggio in cui i contadini vengono schiacciati dal tallone di due bande rivali. Zatoichi, lo Zorro d’oriente, li libererà dal giogo della prepotenza grazie a una serie di incredibili duelli.Inalterato è il procedere per scene e situazioni che si collegano ritmicamente allo sviluppo della trama. Ma le escursioni nella profondità dell’animo che scaturivano come lampi nei film precedenti, stavolta si dispiegano orizzontalmente, in funzione della coralità del film. La danza finale, nel villaggio liberato, che chiude il film come un musical nel quale vengono mescolate danze tribali a ritmi soul con il tip-tap dei ballerini in prima fila, è un messaggio che allude a una liberazione sociale complessiva a dispetto del potere, corrotto e violento. Notevolissimo l’impasto delle musiche di Keiichi Suzuki con l’ambientazione, per la capacità di assecondamento della narrazione e il particolare richiamo al gusto dell’elettronica degli anni ’80. Un film robusto, elegante, ironico e universalmente comprensibile, cosa chiedere di più? I sette samurai, I magnifici sette, Il cavaliere della valle solitaria, Sette spose per sette fratelli e chi più ne ha ne metta: Kitano è come Picasso, prima trova poi cerca.
[Settembre 2003]