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Los Herederos – Venezia 65 – Orizzonti

Pubblicato il 3 settembre 2008 da Luca Lardieri


Los Herederos – Venezia 65 – Orizzonti

Pian piano dal buio dello schermo si apre una finestra luminosa. Uno sguardo immobile ed oggettivo sui colori, i profumi, i paesaggi mozzafiato del Messico. Tra la fitta vegetazione e gli attrezzi da lavoro, compaiono le figure sorridenti di alcuni bambini. Piccoli uomini che in molti casi hanno cominciato a camminare da pochissimi anni, di già costretti a curvare la schiena, arando campi e raccogliendo pomodori. Un’infanzia rubata, sconosciuta o totalmente assente che per loro è stata rimpiazzata dal sudore della fronte e dal peso delle pietre da trasportare. Eppure quei bambini vivono tutto come un gioco, il sorriso non abbandona mai il loro volto e i loro occhi sono luminosi e pieni d’orgoglio, quasi (ingenuamente) gratificati dall’essere trattati alla pari dei loro “colleghi” adulti.

Il giovane regista di Città del Messico (appena trentunenne) si cimenta con il suo primo documentario concependolo e realizzandolo in maniera estremamente classica. Telecamera quasi nascosta sempre pronta a seguire, a carpire senza mai intralciare, invadere, snaturare quella che è e rimane la triste quotidianità di molti bambini messicani e non solo.
La tenera nenia che apre il film è l’unica libertà che il regista concede a sé stesso e ai suoi spettatori, facendo intuire il proprio (e condivisibilissimo) punto di vista dove l’infanzia è quel porto sicuro in cui i bambini dovrebbero essere cullati e coccolati, ingenui ed incantati padroni della propria esistenza. Esistenza che troppo spesso, invece, si tramuta in qualcosa di opprimente ed insostenibile da accettare in silenzio, chiusi in una realtà da pesce rosso che al di fuori della propria palla di vetro, nulla conosce e nulla mai conoscerà.
Los Henderos vuole essere un documento che attesta in totale silenzio una condizione che alle soglie del 2009 è divenuta inconcepibile, soprattutto prendendo coscienza dell’inesistente evoluzione che rende quei paesaggi bucolici specchio di un tempo che si è fermato e che accomuna quei piccoli, indifesi cuccioli d’uomo all’infanzia e alle esperienze dei loro antenati.
Un invito a riflettere sulla condizione umana ed un omaggio al coraggio di questi bambini che Eugenio Polgovsky rende eroi mitici e maestri di vita. Il film completamente diretto, ripreso e montato dal giovane cineasta si apre e si chiude senza fronzoli, senza artificiosità senza filtrare nulla, provocando nello spettatore un sottile senso di disagio che cresce pian piano e non tende mai a placarsi, neanche quando, terminato il viaggio, le imposte della finestra si chiudono e le immagini lasciano il posto al buio della sala.


CAST & CREDITS

(Los Herederos) Regia, sceneggiatura, montaggio e fotografia: Eugenio Polgovsky; musiche: Bande Mixe de Oaxaca; produzione: Tecolote Films; origine: Messico 2008; durata: 90’.


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