Non è un Paese per vecchi

C’è un ponte segreto che sembra unire, a volte, uno specifico libro ad uno specifico lettore: quasi una predestinazione. Ci sono libri, poi, che suggeriscono con immediatezza un’astratta trasposizione in immagini: il foglio bianco rastrella le parole come uno schermo si lascia invadere dalle immagini.
Le pagine di No Country For Old Men di Cormac McCarthy evocano, senza troppe articolazioni mentali, una repentina trasmigrazione verso il mezzo cinematografico. Il nome dei fratelli Coen pare da subito il giusto depositario di un intreccio che si dilania in mille diramazioni: il presagio della vecchiaia che si avvicina, l’inevitabile sconfitta dell’uomo innanzi al lento incedere della vita, l’ineluttabilità di una civiltà moderna che cerca di ricalcare onore e giustizia ma che finisce per degradarli riponendoli alla deriva di un confine esistenziale. C’è un colore che riassume efficacemente tutto questo: il nero. Ed il nero è indubbiamente la tonalità entro cui amano muoversi, e sono maestri a farlo, Joel e Ethan Coen.
Poco importa che il film duri due ore piene quando ogni minuto è raccontato con il piacere di una regia che conosciamo ma che è ben lontana dallo stancarci; una regia che ha la sua genesi nelle parole, nella fase in cui il film si scrive, e che, probabilmente più che in ogni altro autore, di esse segue le tracce per delineare percorsi visivi mai privi di densità e di una consistenza che si fa consueta poetica ed, al contempo, continua ricerca.
I Coen sfidano ogni singolo personaggio che pongono sulla scena. Forse per questo ci hanno regalato il Jesus de Il Grande Lebowski o il barbiere de L’uomo che non c’era, solo per citarne alcuni. Forse per questo ogni attore che con loro ha lavorato ha toccato vette altissime. È capitato con John Goodman, Billy Bob Thornton, John Turturro, attori già grandissimi, ma che forse con loro lo sono stati un po’ di più. Non fa eccezione Tommy Lee Jones che qui interpreta un vecchio sceriffo che sibila invece di parlare, quasi stanco di un ruolo, quello di guardiano della legge, che inizia a sentire non più suo, avvicinandosi ad un momento (’il ritiro’, la pensione) che porta l’uomo a confrontarsi con l’ultimo epilogo. Non fa eccezione uno straordinario Javier Bardem, qui lento, misurato, killer spietato, ma dal fascino irreprensibile e dalla battuta inconsapevolmente spontanea. Ogni frase da lui pronunciata si ricollega al cinema dei Coen, alla loro propensione verso un’ironia che trova foce nelle situazioni più cupe, mai invitata eppure sempre presente. Di pari valore l’interpretazione di Josh Brolin, antieroe alla ricerca della definitiva svolta, caricatura di un cowboy che al fuoco sotto le stelle ha preferito un’anonima roulotte.
I due fratelli ci regalano un cinema fatto di spazi immensi e di ridotti interni che si alternanano in un continuo tira e molla. Giocano con il materiale a loro disposizione perché consapevoli di trovarsi pienamente in armonia. Regalano dialoghi che si imprimono a fondo nell’immaginario di chi osserva all’interno di uno spettacolo che non può lasciare indifferenti. Muovono con maestria la macchina da presa, disegnano cenni di storia del cinema senza presunzione ma semplicemente con la voglia di dialogare con il mezzo espressivo che sfruttano ormai da parecchio tempo.
Forse c’è qualche pecca, forse il tutto si poteva stringare un po’ di più, forse altri film (Fargo e Barton Fink) possiedono una maggiore compattezza o forse cerchiamo, ormai malati di cerebralismo, di trovare dei nei in un film che nulla vuole essere se non il semplice racconto di una storia. Certamente bizzarra, indubbiamente violenta, inequivocabilmente ironica, ma, prima di tutto, umana.
(No Country for Old Men ); Regia e sceneggiatura: Joel e Ethan Coen; soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy; fotografia: Roger Deakins; montaggio: Roderick Jaynes; musica: Carter Burwell; interpreti: Tommy Lee Jones (Sceriffo Bell), Javier Bardem (Anton Chigurh), Josh Brolin (Llewelyn Moss), Woody Harrelson (Carson Wells); produzione: Paramount Vantage, Miramax ; distribuzione: Paramount; origine: USA; durata: 122’;
