Only Lovers Left Alive
Quanto è piacevole riconoscere da subito in un gesto, in un movimento di macchina, nella gestione semantica dei suoni, nella evoluzione narrativa, lo sguardo di un regista. Ci sono autori, solitamente i più grandi, il cui cinema resta sempre identico a se stesso, fatto di tanti particolari che si ripetono, declinati ogni volta nei tempi e nei modi che la diversa storia impone. Jim Jarmush, voce tra le più forti del panorama indipendente americano, è uno di questi.
Bastano pochi minuti solitamente per rintracciare tutte le caratteristiche che fanno dei suoi racconti piccole elegie ipnotiche. In Only Lovers Left Alive è il ciclico movimento iniziale, dimostrazione visiva di quella circolarità che contraddistingue molte delle sue narrazioni a denunciare la paternità. Il film vive dell’oscurità in cui agiscono i due personaggi principali, nel buio di realtà urbane differenti, Detroit e Tangeri, accumunate da un senso progressivo di disfacimento sociale ed economico.
Ancora una volta anti eroi quindi, che sembrano sempre appartenere ad un contesto altro rispetto a quello in cui si trovano. Sono vampiri, questa volta, ormai provati in una contemporaneità che pare infinitamente più povera e degradata rispetto ai tanti secoli che l’hanno preceduta. Molte le metafore che si nascondono nel film. Tutte insistono però proprio sul senso di vuoto e di miseria. Fabbriche divenute ormai casermoni inerti, teatri e luoghi di cultura ormai dimentichi della propria architettura e trasformati in spazi deputati all’oblio, sangue infetto, "impuro", letale ormai anche per i vampiri. Ecco allora che l’unico riparo diviene il buio, la notte che assolve al meglio a quel compito di nascondere una realtà che ormai non vale la pena osservare ed assecondare.
Ed è nel buio in cui si muovono i due amanti, splendidi nei volti di Tilda Swinton e di Tom Hiddleston, che si trova riparo. Nelle loro musiche e negli strumenti che le generano, in una tecnologia che si camuffa, nel ricordo di un passato che, ironicamente, diviene esaltazione di ciò che è stato e mortificazione del presente.
In questo tempo, quindi, in un totale capovolgimento di ruoli, sono gli uomini, tranne qualche sparuta eccezione, a essere definiti "zombie", a rendere insopportabile qualsiasi tentativo di integrazione. L’ironia e il grottesco con cui Jarmush colora la sua narrazione stemperano l’atmosfera dark di Only Lovers Left Alive, offrendo attimi di sollievo in un film che, all’ombra di una grande storia d’amore di due emarginati, veri e propri outsiders, cela la lucidità di un’analisi impietosa rivolta ai nostri anni. Analisi che si fa scudo di una strepitosa eleganza formale, figlia soprattutto di una regia che non delude in alcun passaggio.
(Only Lovers Left Alive) Regia e sceneggiatura: Jim Jarmush; fotografia: Yorick Le Saux; montaggio: Alfonso Goncalves; musica: Jozef Van Wisse; scenografia: Marco Bittner Rosser; interpreti: Tom Hiddleston, Tilda Swinton, John Hurt, Mia Wasikowska; produzione: Recorded Picture Company, Pandora Film Produktion; origine: Usa; durata: 123’.