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Palo Alto

Pubblicato il 3 settembre 2013 da Giampiero Francesca

VOTO:

Palo Alto

Quando si pensa a Palo Alto la mente corre subito alla Silicon Valley, alle sedi di Facebook e Linkedin, all’American Istitute of Matematics o alla celeberrima università di Stanford. Ma dietro i quartieri generali di Zuckerberg e delle mille compagnie tecnologiche che ne hanno reso famoso il nome si nasconde la realtà di una piccola cittadina di provincia, schiacciata nella San Francisco Bay. Una microcosmo come tanti, nell’opulenta California, da sempre cornice ideale per raccontare la vita e la quotidianità annoiata di giovani e meno giovani americani. É in questo inflazionato filone che si inserisce Paolo Alto, pellicola di Gia Copploa, tratto da romanzo Palo Alto stories di James Franco.

Niente di nuovo sotto il sole cocente di Santa Clara. Niente di nuovo fra le strade, tutte uguali, dei quartieri residenziali, negli appartamenti eleganti e ben arredati, nelle feste sfrenate fra droga, alcool e sesso sregolato, nelle corse in macchina, nei campetti di basket, nei corridoi delle scuole e negli spogliatoi. Tutto appare già visto, già sentito, già vissuto. È un rischio più che prevedibile quello che corre Gia Coppola, ennesima regista della dinastia Coppola, mettendo in scena i racconti di vita di un gruppo di adolescenti americani nella Palo Alto di oggi. La generazione del tutto e subito, quella che a vent’anni ha già provato tutte le esperienze possibili e immaginabili, quella senza un futuro apparente e con un domani fatto solo di incertezze, trova il suo ennesimo cantore. Ma lo spaccato che emerge non colpisce più, non sconvolge, non stupisce. Che siano i giovani di Orange County o quelli di Paolo Alto le loro gesta sfrenate non destano più alcuno scandalo, non lasciano spazio a nessuna riflessione. I mille racconti cinematografici e televisivi ne hanno ormai svuotato ogni significato profondo, ne hanno analizzato ogni angolo, ogni anfratto dell’anima, ponendo, sotto la lente di ingrandimento psico-sociologica tutte le piccole o grandi trasgressioni. Quel che resta dunque é un racconto freddo, di banale divertimento, di vuoto e solitudine.

Nulla aggiunge dunque Gia Coppola tanto dal punto di vista sostanziale quanto da quello formale ad una filone cinematografico ormai esaurito. Alla ricerca continua delle tracce della ben più esperta ed elegante Sofia la regista si perde in una sterile imitazione. Dalle musiche alle inquadrature, l’eco di quel cinema indie-pop che ha fatto grandi pellicole come Lost in Trsalation o Somewhere appare però molto lontano in Palo Alto. Intere sequenze sembrano infatti un poco riuscito tentativo di pedissequa copia di un cinema di successo, ma che, privo della grazia stilistica di Sofia Coppola, e senza l’anima profonda dei suoi film, finisce per esser una pallida imitazione.


CAST & CREDITS

( Palo Alto ); regia: Gia Coppola; sceneggiatura: Gia coppola, tratto dal romanzo Palo Alto Stories di James Franco ; fotografia: Autumn Durald; montaggio: Leo Scott ; interpreti: James Franco, Emma Roberts, Val Kilmer, Nat Wolff, Keegan Allen; origine: USA, 2013; durata: 98’


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