Premio per la Migliore Attrice a Secret Sunshine - Concorso
Cercare radici lontane per contrastare una morte e poi dovere confrontarsi con un lutto ancora più feroce, questa volta ormai privi della capacità di rialzarsi. Ciò accade a Lee Shin-ae (Jeon Do-yeon) in Secret Sunshine di Lee Chang-dong, già autore dell’apprezzato Peppermint Candy.
La protagonista abbandona Seul per cercare riparo a Miryang (che in coreano ha lo stesso significato del titolo inglese del film), città natale del marito, appena perso in un incidente automobilistico, con il piccolo figlio Jun. Quando il dolore sembra essere finalmente superato, sarà il rapimento e l’uccisione di quest’ultimo a far sprofondare Shin-ae in una disperazione totale, in una mancanza di respiro che da spirituale diviene fisica, portandola a cercare conforto in Dio ed in un improbabile tentativo di perdono, prima di ammettere a se stessa ed al mondo la sua sconfitta innanzi al dolore.
Se Jeon Do-jeon regala una buona interpretazione, toccando gli estremi della sofferenza, prima soffocata nel silenzio e poi urlata con ogni briciolo di forza rimasta, il giudizio sul film non si può accumunare a quello della sua principale interprete.
L’intenzione, almeno così ci è parso, è di alternare il registro drammatico (principale) ad una contaminazione (non si capisce bene quanto effettivamente voluta) ironica che, però, si spinge sino al limite del farsesco, senza poi lesinare riferimenti e atmosfere da thriller vero e proprio. Il risultato, cosa facilmente intuibile, è assolutamente confusionario. In alcune sequenze pare di assistere ad un delirio religioso di cui il regista non chiarisce la natura più o meno sarcastica; certo è che alcuni dialoghi e determinate situazioni (riunioni di preghiera, goffi tentativi di corteggiamento) non possono che provocare risate spontanee che, però, vanno a cozzare, nella seconda parte della storia, con il dolore sempre più invalidante della protagonista.
Merita una nota la presenza nel cast di Song Kang-do, attore molto famoso in patria (che i più ricorderanno per i ruoli nei film di Park Chan-wook), nei panni di Kim-Jong-chan, meccanico innamorato, ma inesorabilemte respinto, di Shin-ae.
Lee Chang-dong si è probabilmente spinto un po’ troppo oltre nel tentativo di rielaborare la struttura drammatica (l’unica che potesse davvero dare compiutezza alla pellicola) con l’innesto di elementi di altri generi, in un gioco di contaminazione difficilissimo da realizzare e che, infatti, naufraga in una incompiutezza innanzitutto narrativa.
Non tenendo conto della linearità del soggetto con cui si ha il dovere di fare i conti, il regista ha dato vita ad un’opera priva di uno scheletro cui appoggiarsi, che si basa solamente sulla bravura della sua interprete femminile; troppo poco per presentare un film all’interno della competizione ufficiale del Festival, ma questo, più che il suo autore, riguarda chi lo ha visionato e scelto.
(Secret Sunshine) Regia e sceneggiatura: Lee Chang-Dong; soggetto: Yi Chong-Jun; fotografia: Cho Yong-Kyu; montaggio: Kim Hyun; suono: Steve R. Seo; interpreti: Jeon Do-yeon (Lee Shin-ae) Song Kang-ho (Kim Jong-chan); produzione: Pine House Film; distribuzione: Diaphana; origine: Korea; durata: ‘122;