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Roma 2008 - Astropia - Fabbrica dei progetti

Pubblicato il 28 ottobre 2009 da Arianna Pagliara


Roma 2008 - Astropia - Fabbrica dei progetti

La bella Hildur, che sembra un incrocio tra Madonna e Christina Aguileira, si vede costretta a cavarsela da sola quando il suo fidanzato, proprietario di una concessionaria, viene arrestato. Inizia a fare la commessa nel negozio di fumetti e videogiochi Astropia, all’interno del reparto dei giochi di ruolo, che per lei sono oggetti misteriosi e assolutamente sconosciuti. Il regista si diverte a parodiare con acutezza ed efficacia le mode di oggi, mettendo la protagonista, che sembra appena uscita da un salone di bellezza, a confronto coi tanti “nerds” che popolano il negozio: impacciati, goffi, occhialuti, completamente rapiti dalle loro fantasie virtuali. Sarà un incontro/scontro a lieto fine, perché grazie al suo lavoro di commessa Hildur riuscirà a trovare l’amicizia e anche l’amore, e addirittura a sventare un rapimento. Se la trama, così raccontata, sembra esile e un po’ romantica come quella di certi fumetti, è perché l’intero film gioca a mescolare realtà e finzione, vita vera e avventure virtuali. I richiami al fumetto vengono sottolineati fin dai titoli di testa, in cui le scene diventano disegni e si spezzettano come un mosaico di vignette. Una fotografia molto curata che rende i colori accesi e sgargianti contribuisce a immergere tutto in un atmosfera un po’ kitch, in cui i personaggi si fanno a tratti quasi caricature: Hildur, decisamente poco a suo agio nel ruolo di casalinga, dubbiosa e sconcertata di fronte al lavello che trabocca di schiuma, si preoccupa di intonare il colore dei guanti di plastica a quello delle scarpe.
Lo sguardo del giovane Gunnar Bjorn Gudmundsson è sempre benevolo quando prende in giro i personaggi, ma al contempo lucido e consapevole. Se i protagonisti vengono descritti all’insegna dell’eccesso, e ridicolizzati grazie a una serie di gag comiche che hanno quasi un sapore demenziale, anche gli stessi generi cinematografici vengono parodiati senza pietà. Le prime scene, immerse in una luce ambrata che fa tanto vecchio west, fanno ovviamente il verso al western, e l’evasione dalla prigione e con tanto di inseguimento in auto sembra la versione comica di qualche gangster movie scalcinato e sconclusionato, ma ad essere presi di mira sono soprattutto i popolarissimi film fantasy sull’onda de Il signore degli anelli. Di questo mondo magico che fonde videogiochi e suggestioni gotiche alla Tolkien il regista prende in giro la buffa solennità e la serietà con cui certi appassionati si immergono in un universo che sembra essere un’alternativa alle fiabe per l’infanzia. Tuttavia nel film questo mondo immaginario prende vita, perché i “buoni” sconfiggeranno i “cattivi” che hanno rapito Hildur con armi virtuali, acconciati alla stregua di personaggi fantasy dai poteri straordinari.
Il regista, presente in sala alla proiezione del film alla Casa del Cinema, sostiene che in qualche modo tutti siamo dei “nerds”. Il calcio, il cinema o i videogiochi diventano spesso delle passioni o meglio delle fissazioni che quasi ci rendono autistici nei confronti della realtà che abbiamo attorno. Ecco allora che i simpatici protagonisti del suo film divengono una regola più che un’eccezione, e anzi sono proprio loro che riescono a salvare Hildur dalle grinfie del malefico Jolli, il suo fidanzato appena evaso dalla prigione, che si rivela meno innamorato di quel che sembrava.
Che il film riesca bene a comunicare la sua visione comica e caricaturale delle cose lo dimostrano i calorosi applausi che ha ricevuto in sala, da un pubblico composto per di più da adulti che sicuramente non passa le serate a giocare a videogiochi fantasy o a guardare la trilogia dell’anello di Peter Jackson. Col suo primo lungometraggio, già molto apprezzato in Islanda, Gudmundsson da vita ad una commedia originale, frizzante e ben costruita, che sotto l’apparenza di una facile leggibilità nasconde un livello più profondo, quello dell’indagine attenta – e pur sempre divertita – di certe mode che sono in fondo fenomeni sociali, frammenti molto utili per comprendere le confusioni, le illusioni e le fughe dalla realtà tipiche di un modo di sentire sempre più diffuso.


CAST & CREDITS

(Astropia ); Regia: Gunnar Bjorn Gudmundsson; sceneggiatura: Ottó Geir Borg, J. Aevar Grímsson; interpreti: Ragnhildur Steinunn Jonsdottir, Snorri Engilbertsson, Jorundur Ragnarsson, Halla Vilhjalmsdottir, David Thor Jonsson, Halldor Magnusson, Sara Marti Gudmundsdottir, Alexander Siggurdsson; produzione: Ingvar Thordarson, Julius Kemp, Jukka Helle/Icelandic Film Company, Solar Films; origine: Islanda, Finlandia, 2007; durata: 92’


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