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Roma 2008 - Baghead - L’altro cinema

Pubblicato il 31 ottobre 2008 da Viviana Eramo


Roma 2008 - Baghead - L'altro cinema

I fratelli Duplass, autori di The puffy chair, clamoroso successo al Sundance del 2005, esordiscono nel lungometraggio con questo (finto) horror, fatto di grandi idee e buste di cartone. Il film, connotato da uno stile orgogliosamente amatoriale, con movimenti di zoom continui, è l’esempio evidente di come si possa fare un’ ottima commedia, che è anche un riuscito thriller e viceversa, senza scomodare chissà quali investimenti produttivi, ma affidandosi a una scrittura capace non solo di evitare inutili sfilacciamenti, ma pure di muoversi nei meccanismi di genere dall’interno .

Quattro giovani attori disoccupati decidono che è arrivato il momento di smettere di aspettare la grande occasione e si trasferiscono in una baita a Big Bear, per pensare e scrivere una sceneggiatura che sarà il loro prossimo film da protagonisti.

La pellicola fa acutamente leva su due elementi chiave: i rapporti interpersonali tra i quattro personaggi e l’isolamento della baita circondata solo da un fitto bosco, topoi classici e terreno fertile per iscrivervi suggestioni e paure. Con una secchezza di racconto invidiabile, il film fa le sue premesse nella sequenza del bar, nella quale, in montaggio alternato e guadagnandoci in comicità, scopre quanto i personaggi abbiano un’ opposta visione dei rapporti che intrattengono tra loro. Attriti, questi, che genereranno conseguenze durante la convivenza nella casa. Su codesto spiraglio aperto, il film innesta - facendo continuamente la spola tra finzione e realtà, e tra commedia e genere horror/thriller, - l’elemento straniante di un uomo che si aggira con una busta di cartone in testa, spaventando a morte i personaggi.
La sceneggiatura sceglie di far partire la svolta horror del film con il sogno di Michelle sulla già citata presenza inquietante del bosco, che Matt coglie al volo per farne il soggetto del film che scriveranno. Da questo momento si moltiplicheranno gli scherzi tra di loro, tutti muniti di busta in testa. Così quando un quinto uomo, con il volto coperto da un sacco di iuta, li minaccerà fuori la casa con un coltello, lo spettatore è portato più a riderci sopra che a provare spavento. Il vero terrore però arriverà presto, quando - citando The Blair Witch Project - i nostri protagonisti si lanceranno in una corsa disperata nel bosco.
Se quindi, nella prima parte, la casa - topos per eccellenza del cinema horror - è il luogo ideale per creare fraintendimenti tra finzione e realtà, perché fertile agli scherzi che i personaggi amano farsi tra di loro, nella seconda parte le quattro mura diventano l’unica possibilità di protezione dall’alterità del bosco da cui proviene la minaccia.
Il tutto, inoltre, non è privo di marche autoreferenziali, alcune più evidenti - come il progetto cinematografico dei protagonisti- talune più nascoste - come il dialogo che si istaura tra messa in scena e verità e le modalità di ripresa del film stesso che il finale a sopresa, in qualche maniera, giustifica.

Baghead dimostra, ancora una volta, come la sezione L’altro cinema, quest’anno connotata da questa denominazione ‘ghettizzante’ - come più di qualcuno ha notato - affondi felicemente le mani in progetti sperimentali e linguaggi inconsueti. Se da una parte è più alto il rischio di incappare in prodotti magari impopolari, dall’altra la ricchezza offerta da un cinema non mainstream, spalanca gli occhi su un modo Extra di fare cinema.


CAST & CREDITS

(Id.); Regia: e sceneggiatura: Jay Duplass, Mark Duplass; fotografia: Jay Duplass; montaggio: Jay Deuby; interpreti: Ross Partridge (Matt), Steve Zissis (Chad), Greta Gerwig (Michelle), Elise Muller (Catherine); produzione: Duplass Brothers Productions; distribuzione:Visit Films; origine: Stati Uniti, 2008 ; durata:84’


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