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Roma 2008 - Cartoline da Roma - L’ altro cinema

Pubblicato il 29 ottobre 2008 da Viviana Eramo


Roma 2008 - Cartoline da Roma - L' altro cinema

Cartoline da Roma è uno dei cinque documentari presentati da L’altro cinema sotto l’etichetta di Roma doc, vetrina innovativa che raccoglie opere capaci di mostrare, per modalità di racconto, sguardo e struttura, un’immagine inconsueta della capitale. Un modo intelligente di celebrare la città che ospita il festival e i registi che non possono fare a meno di raccontare la vitalità di un interesse per la romanità che non conosce parabole discendenti.

Giulio Base dirige e interpreta questo film costituito di un unico e ininterrotto pianosequenza di ottanta minuti, che mostra l’attore/regista impegnato in una maratona da San Pietro all’Appia, all’alba di un giorno qualunque. Il suo cane al guinzaglio con la lingua penzoloni, sarà la compagnia costante di una corsa costellata di incontri e riflessioni. Utilizzando prevalentemente movimenti di carrellata a precedere, e scenografie di Borromini, Bernini e altri come ironicamente avvertono i titoli di testa (!), Base ci mostra, alle sue spalle, la città eterna che riempie le proprie strade di auto e i propri marciapiedi di passanti, non appena il buio lascia il posto alla piena luce che segna il principio di una nuova giornata. Sulla carta, l’idea non solo è originale, ma promette potenzialmente lo stesso fascino che possedevano le carrellate del mai troppo rimpianto Pier Paolo Pasolini capace di fotografare una Roma ormai teatro di urbanizzazioni violente, ma pure ancora legata ad un paesaggio rurale che mal volentieri cedeva il passo al cemento armato.

L’intento di Base qui sembrerebbe quello di omaggiare la capitale nel suo fascino puro, svuotata e poi ripopolata dai suoi protagonisti, che calcano e inseguono le sue strade ma che non intaccano la bellezza di monumenti secolari, immagini di una storia che si rinnova ma che pure si ripete. Protagonista del film non è solo Roma, lo è, ancor di più, Base stesso che parla di sé, del proprio lavoro e riflette a proposito di temi quali la bellezza, le stereotipate - prive di sfumature- distinzioni tra Destra e Sinistra, il ruolo dell’anima e della verità. Lo fa intervenendo con la propria voce, connotando il documentario di un certo didascalismo, senza fare quasi mai osservazioni davvero degne di interesse e giocando a non prendersi sul serio. Ma il risultato che ottiene è esattamente il contrario di quello a cui auspicherebbe. Così se afferma più volte e fa asserire anche ai personaggi/persone che incontra la sua dubbia fortuna e capacità nel lavoro, come segno sincero di umiltà, i risultati di questo esperimento - seppur molto originale nelle premesse e decisamente complicato nella realizzazione (si pensi all’allenamento fisico e al lavoro tecnico di calcolo dei tempi per ottanta minuti in presa diretta) - non possono che confermare in parte i suoi (finti) sospetti.
Base affida alle t-shirt che cambia durante la corsa la suddivisione in capitoli della sua lunga riflessione e costella in più punti il suo percorso di incontri strambi. Se la prima parte getta la basi dei modi interpellativi dell’attore, la seconda probabilmente rimane la più debole, quando gli incontri si moltiplicano esponenzialmente e ritraggono una romanità, potremmo definirla, della pernacchia. Coglie nel segno invece quando polemizza con la critica che continua a nominargli il Sukorov di Arca russa per dimostrare quanto Base non sia un Autore e quando ci regala un momento di grande cinema alla Truffaut inquadrando le gambe di una ragazza che corre, la quale poi però, nell’era dell’esibizionismo spinto, si lancia in un ammiccante streeptease. Base si interroga sul cinema verità concludendo che la sua folle corsa è un modo sincero di fare cinema e c’è spazio pure per un omaggio con lacrime al suo maestro Vittorio Gassman.

Accettiamo l’invito del regista a non prenderlo troppo sul serio e applaudiamo all’operazione che gli ha fatto guadagnare il Guinnes dei Primati per la corsa più lunga della storia del cinema, ma usciti dalla sala, nella splendida cornice di Villa Borghese, in una Roma assolata e congestionata dal traffico, non possiamo non pensare che quella folle corsa avrebbe potuto dirci di più, forse proprio, chissà, scegliendo di dire meno (attraverso le parole).


CAST & CREDITS

(Id.); Regia e sceneggiatura: Giulio Base; fotografia: Vittorio Omodei Zorini; montaggio: Nicola Barnaba; interpreti: Giulio Base, Ornella Muti, Pietro Mennea, F. Murray Abraham, Fausto Brizzi, Elena Bouryka, Francesco Apolloni, Lola Pagnani, Vincenzo Bocciarelli, Paolo Fosso, Franco Pistoni, Enzo Marcelli, Graziano Marcelli; produzione: G.B.Procutions srl; Italia, 2008 durata: 80’


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