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Roma 2008 - Otto - Fuori Concorso

Pubblicato il 23 ottobre 2008 da Giampiero Francesca


Roma 2008 - Otto - Fuori Concorso

Abderrahmane Sissako, Gael Garcia Bernal, Mira Nair, Gus Van Sant, Jan Kuonen, Gaspar Noe, Jane Campion, Wim Wenders; otto registi, otto racconti, otto sguardi per raccontare gli otto Obiettivi di sviluppo del millennio. La dichiarazione, firmata nel 2000, impegnava i 191 stati che compongono l’ONU a raggiungere, entro il 2015, otto punti fissati dalle Nazioni Unite come fondamento di un progetto di sviluppo globale.

Sradicare la povertà e la fame, garantire l’educazione primaria fondamentale, promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l’AIDS, garantire la sostenibilità globale, sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo sono gli otto punti cardine del Millennium Development Goals.. Seguendo l’ordine dei punti elencati dall’ONU ricostruiamo il mosaico analizzando alcuni dei segmenti che compongonon il film Otto:

How Can It Be?, di Mira Nair. Obbiettivo numero tre. L’immagine pulita, i quadri delicati, la luce soffusa di Mira Nair illumina un tipico appartamento americano. Una vita normale, in cui la scelta di Zainab, donna che decide di lasciare il marito per seguire se stessa e la sua cultura, trova, proprio grazie al contrasto con l’atmosfera soffusa che anima le scene, la forza di ribadire un concetto imprescindibile: l’autonomia e la parità dei sessi. Attraverso poche inquadrature, ricche di immagini simboliche (l’atmosfera di tranquilla quotidianità richiamata alla mente dalle tazze per il caffè e il velo l’icona della cultura islamica) Mira Nair ribalta i canoni consueti dell’emancipazione femminile ponendo al centro del problema le scelte della protagonista. Non importa che strada si scelga, l’importante è avere la possibilità di farlo.

Mansion on the Hill, di Gus Van Sant. Obiettivo numero quattro. Come a riprendere il discorso filmico di Paranoid Park Van Sant segue le acrobazie di giovani americani sullo skateboard sui quali si alternano le cifre dell’ONU sulla mortalità infantile. Una scelta troppo didascalica che può trovare una motivazione solo nelle possibili finalità dell’intero prodotto filmico. Se Otto deve esser una grande pubblicità progresso allora è giusto che, come tale, sia didascalica. Forse però era lecito aspettarsi di più.

The Water Diary, di Jane Campion. Obiettivo numero sette. Come in una piccola poesia Jane Chaampion racconta con garbo le problematiche ambientali senza mai ricadere nella retorica. Anzi. Scegliendo di ambientare il suo racconto in Australia (e non nelle zone più povere del mondo, luoghi dalla lacrima facile ma che la nostra ipocrisia considera invisibili) la regista pone i problemi ambientali come una questione a noi molto più vicina. Un problema che può colpire ovunque e chiunque, anche una bella, giovane e brava violinista figlia del opulente occidente. Di questo passo non basteranno tutte le lacrime del mondo per dissetare questo pianeta.

Person to Person, di Wim Wenders. Obiettivo numero otto. Di persona in persona devono viaggiare le informazioni e le notizie affinché si possa davvero giungere ad un sincero partenariato per lo sviluppo globale. Con un segmento estremamente didascalico, che spiega letteralmente le forme che fin ora hanno reso possibile questa questo sviluppo (su tutte il micorcredito con il quale Muhammad Yunus vinse nel 2006 il premio Nobel per la pace), Wenders compie un’opera importante da un punto di vista morale ma non altrettanto valida da quello cinematografico.

One day our grandchildren will go to museums to see what poverty was like(Muhammad Yunus).

Sarebbe davvero bello poter pensare ad un futuro in cui questi fatidici otto punti siano tutti valori riconosciuti ed intoccabili. Ma come ricorda il film stesso a meno di sette anni dalla scadenza fissata dall’ONU siamo ancora ben lontani da una tale prospettiva. E’ per questo che, anche se Otto potrebbe non finire mai nei libri di storia del cinema, l’impegno che queste otto firme di questa arte hanno dimostrato può e dev’essere un segno importante per sensibilizzare la società. Abderrahmane Sissako, Gael Garcia Bernal, Mira Nair, Gus Van Sant, Jan Kuonen, Gaspar Noe, Jane Campion, Wim Wenders; otto registi, otto racconti, otto sguardi per raccontare gli otto Obiettivi di sviluppo del millennio. Sperando sempre che non sia troppo tardi...



Giampiero Francesca


CAST & CREDITS

(8); Regia:Wim Wenders, Gael Garcia Bernal, Gaspar Noé, Yan Kounen, Mira Nair, Adberrahmane Sissako, Gus Van Sant, Jane Campion ; produzione: LDM Productions ; distribuzione internazionale: Films Distribution; origine: Francia, 2008; durata: 103’


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