Roma 2008 - The Tree of Ghibet - Alice Nella città
The Tree of Ghibet è un film estremamnte interessante, non solo perchè ci mostra la terribile realtà in cui vivono i bambini abbandonati di Douala, in Camerun, ma soprattutto perchè è un film che muovendosi tra diversi registri stilistici, passando con abilità dal documentario, alla fiction e al mocumentary si lascia guardare ed apprezzare tutto d’un fiato. La lucidità con la quale Nevina Satta e Amedeo D’Adamo seguono i piccoli protagonisti della pellicola e la forte empatia che riescono a creare con le immagini di stregoneria che qua è là appongono tra una sequenza e l’altra, donano estrema forza e dignità al film, riuscendo a non far scadere il tutto nel patetico.
La macchina da presa, in questo caso una videocamera digitale, si sposta agilmente dalle mani dei due registi a quelle del giovane D.J. (bambino di appena otto anni abbandonato dai propri genitori perchè ritenuto uno stregone) che ci mostra il suo mondo attraverso la lente di una telecamerina. Lente che indugia sugli occhi dei suoi coetanei, quasi a volerne scrutare l’anima, a mettere in risalto quel barlume di ingenuità e meraviglia rimasto acceso in ognuno di loro. Occhi di adulti che si ricavano un disarmante spazio nei teneri volti di fanciulli abbandonati a loro stessi. Coloro i quali allontanati perchè ritenuti stregoni in grado di compiere sortilegi e riti malefici, vagano senza meta in mezzo alla strada vivendo di espedienti, sniffando colla, prostituendosi e compiendo piccoli furtarelli. La loro ingenuità spezzata dalla cattiveria e dall’ignoranza degli adulti potrebbe avere un sussulto però. Basterebbe prendersi cura di loro, educarli, trovare piccoli spazi in cui far conoscere loro il cinema, l’arte, la musica.
I due registi hanno ricreato un mondo reale e realistico, che vuole essere lo specchio di una realtà che non fa altro che riflettere e copiare sè stessa. Nel film si rispettano i bambini ed il loro mondo con estrema onestà, senza cercare mai di portare avanti la storia con delle forzature o insinuando nello spettatore la possibilità di una lacrima facile. The Tree of Ghibet cambia più volte ritmo e registro, facendo intendere con estrema chiarezza che a volte il cinema attraverso il proprio linguaggio può essere ancora più diretto della realtà stessa. Il mettere in contrapposizione immagini drammatiche con le tipiche, allegre musiche di quei luoghi, vuole farci prendere coscienza di un universo lontano da noi ma estremamente reale. Universo che solamente attraverso la presa di coscienza di ognuno di noi può definitivamente sbocciare e regalare un futuro migliore ai bambini di tutto il mondo.
Un film al quale ci sentiamo di augurare ogni fortuna, perchè senza fronzoli nè furbizia alcuna, si mostra semplicemente per quello che è, un bel film carico di speranza e dignità.
(The Tree of Ghibet); Regia: Nevina Satta e Amedeo D’Adamo; sceneggiatura: Amedeo D’Adamo; fotografia: Kevina Atkinson; montaggio: Antonietta Della Scala; musica: Mohamed Challouf; interpreti: Corinne Kameny (Ghibet), Andre’ Bang (Jorge), Dovy Kendo (Marabut Witch), Nicole Bassimi (Aunt); produzione e distribuzione: The Traveling Film School; origine: USA/Italia, 2008 ; durata: 80’