The Uninvited

Nel 2003 il coreano Ji-woon Kim ci ha regalato Two Sisters, uno dei migliori horror degli ultimi anni, una sequenza di quadri dove la tensione di un thriller vecchia maniera diviene insostenibile anche per l’occhio più avvezzo, sguardo trasportato e trattenuto all’interno di una messa in scena elegante che procede attraverso una lenta e sospesa accumulazione di avvenimenti, disposti non linearmente, tessere di un mosaico che vanno a incastonarsi in un gioiello di equilibrio formale immerso nel mistero più oscuro, fino alla liberazione finale, vissuta nel dolore più profondo, luce che non rischiara.
Passa un po’ di tempo – forse abbastanza per metabolizzare tanta sublime arte - e i produttori Walter F. Parkes e Laurie MacDonald, già responsabili degli orridi remake di The Ring (1 e 2, mentre perdura la spasmodica attesa per il numero tre), oltre che dell’orribile Il cacciatore di aquiloni, decidono di far realizzare un rifacimento di Two Sisters, forse stavolta con la volontà di redimere almeno alcune delle loro indicibili colpe.
Di certo l’inizio, all’insegna del mostrare ’tutto e subito’ e dello choc inutilmente fine a se stesso, non lascia molta speranza a chi entra in sala, vista l’apparizione di una bambina, dai capelli rossi come neanche nei sogni di Charlie Brown – qui diventati incubi, ovviamente – gli incubi dell’adolescente Anna (una brava Emily Browning), rimasta traumatizzata dalla morte della madre. Dimessa da una clinica psichiatrica dopo alcuni mesi di cure, la ragazza potrà tornare forse a nuova vita, nella sua splendida casa in riva a un lago, dove ritroverà l’amata sorella Alex (Arielle Kebbel), l’adorato padre (David Strathairn) e la nuova compagna di lui, la ben più giovane Rachel (Elizabeth Banks), infermiera della madre, elemento estraneo mal sopportato dalle due, le quali decideranno di indagare sul suo passato misterioso.
Nonostante il puerile ’errore’ iniziale, i fratelli inglesi Charles e Thomas Guard, qui all’esordio nel lungometraggio dopo alcuni anni di spot pubblicitari e di corti, hanno realizzato una pellicola nel complesso riuscita. La trama ricalca quella del quasi-capolavoro coreano, ma riesce a discostarsene, non di poco e anche felicemente – non perché più arguta, ma perché ’diversa’ - in un’operazione che i due cineasti hanno definito di ’traduzione’ (quindi ben diversa dal recente Quarantena), dove i cambiamenti e le aggiunte non vanno a discapito del ritmo generale - come in The Ring - se si escludono alcune immagini di troppo verso la fine, dal tono didascalico e sterilmente esplicativo. In ogni caso il film di Ji-woon Kim diviene più una traccia da seguire, da interpretare e da smentire anche. The Uninvited riesce così a vivere di un’esistenza propria, dove i fatti si riveleranno come degni di essere guardati con entrambi gli occhi, da due diversi punti di vista, doppi in scena (ricordando come il copione sia cofirmato da Craig Rosenberg, regista del mediocre Half Light), in uno scontro tra la razionalità e il suo opposto, come in The Others e Il sesto senso, dove si restituisce un gioco tra gli interni e gli esterni, tra il visibile e lo psicologico - comprese le loro (s)torture - in un gioco al massacro tra donne sole, all’insegna della menzogna, tra amore ed egoismo, dove l’ambiguità diventa il segno più tangibile dell’etica comportamentale, come nell’opera primigenia, dalla quale si allontana grazie a una evidente ricerca della normalità, esplicitata attraverso una maggiore linearità espressiva che fa della breve durata e del ritmo comunque serrato i suoi punti di forza: abili sono stati gli autori a rendere interessante la visione attraverso il mantenimento di una certa tensione e la delicata attenzione verso gli aspetti più privati e nascosti dei personaggi portati in scena. Personaggi che non vivono una fiaba, carattere questo completamente sotteso a Two Sisters - tipica fiaba horror – visto che The Uninvited si sofferma solo sui dolori legati all’ingresso nell’età adulta, ossia la ricerca di una maggiore coscienza di sé nel disordine che ci circonda e che regna dentro di noi, attraverso il quale chiunque proverebbe a trovare un percorso da seguire e una via di uscita, accompagnato unicamente dalla speranza di avere compiuto le scelte giuste.
(id;); Regia: Charles e Thomas Guard; sceneggiatura: Craig Rosenberg, Doug Miro e Carlo Bernard dal film Two Sisters scritto da Ji-woon Kim; fotografia: Daniel Landin; montaggio: Christian Wagner e Jim Page; musica: Christopher Young; interpreti: Emily Browning (Anna), Arielle Kebbel (Alex), Elizabeth Banks (Rachel Summers), David Strathairn (Steven); produzione: DreamWorks Pictures, Cold Springs Pictures, Parkes/MacDonald Production e Montecito Picture Company/Vertigo Entertainment Production; distribuzione: UIP; origine: USA, 2009; durata: 87’; web info: sito internazionale.
