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VENEZIA 63: FANGZHU

Pubblicato il 6 settembre 2006 da Giampiero Francesca


VENEZIA 63: FANGZHU

Se un giorno dovesse bussare alla vostra porta un uomo con indosso un lungo cappotto nero, un paio di occhiali da sole e una faccia torva, non aprite. Potreste trovarvi coinvolti un una gigantesca sparatoria, con decine di killer pronti ad uccidervi; in sostanza quello cha accade in Fangzhu, ultima fatica del prolifico Johnnie To. Ideale prosecuzione di The Mission, Fangzhu narra le vicende del giovane Wo, ex esponente della mala ormai caduto in disgrazia agl’occhi dei boss. Quando il ragazzo torna a Macao lo scontro diviene inevitabile...
Per gli amanti dell’action di Honk-Kong la pellicola di To non tradisce le aspettative garantendo azione e divertimento. E’ indubbio ormai che le capacità realizzative dei registi orientali alle prese con questo genere cinematografico siano fra le più alte al mondo. La struttura narrativa rispecchia a pieno i canoni del genere. La trama ruota attorno al confronto fra due antagonisti che, oltre a destreggiarsi fra colpi d’arma da fuoco e coltelli, hanno un’etica, una morale diametralmente opposta. Così il gruppo di Wo rischia la propria vita pur di salvare una madre con in braccio un bambino mentre il boss locale li usa per farsi scudo. Il principio è sempre lo stesso; non ci sono distinzioni sociali o di ruolo, la forza d’animo, la lealtà, l’onore sono gli unici collanti nei film action d’oriente.
Il ritmo della pellicola, magistralmente gestito da Johnnie To, è una calcolata alternanza fra pause e improvvise accelerazioni. Un sistema preciso che crea suspence e prepara lo spettatore alle scene principali, come ovvio, le sparatorie. Ed è proprio sul terreno degli scontri a fuoco che si distinguono e destreggiano i maestri d’oriente. La fantasia nel trovare nuove e sempre diverse soluzioni stilistiche e narrative per un concetto così banale come la sparatoria meraviglia e sorprende. Ogni pellicola del genere ha infatti nel proprio DNA almeno tre grandi scene armate, di solito posizionate negli snodi fondamentali del film, tutte diverse fra loro. Anche Fangzhu non tradisce questo codice genetico. Le scene ideate da To e dai suoi coreografi sono il sale della pellicola, l’elemento caratterizzante del suo cinema, la parte più sinceramente divertente delle sue opere. Senza prendersi mai sul serio il regista gioca con i corpi dei suoi attori come burattini, gettandoli da scale, lettini, balconi, facendoli rotolare a terra, coprendoli con tessuti, inventando insomma ogni volta un nuovo modo di mettere in scena lo scontro. Geniale in questo film la scelta di ambientare uno dei combattimenti in una clinica clandestina, fra barelle e tendine verdi. Una scena che rimarrà certamente negli occhi di molti cultori del genere.

Regia: Johnnie To sceneggiatura: Szeto Kam-yuen; fotografia: Cheng Siu Keung; interpreti: Anthony Wong, Francis Ng, Simon Yam, Nick Cheung, Josie Ho; Produzione: Milkyway Image Co. Ltd.; distribuzione: Sharada Film origine: Honk-Kong, Cina durata: 100’


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