VENEZIA 63: LA STELLA CHE NON C’E’
Grazie ad un incipit di grande impatto, La stella che non c’è si candida seriamente come uno dei più agguerriti concorrenti per il Leone d’Oro. Fin dalle prime immagini Gianni Amelio ci mostra un mondo freddo, desaturato, fatto di componenti meccaniche: è questo il contesto in cui si muove Vincenzo Buonavolontà, protagonista di questa vicenda interpretato da Sergio Castellitto. In ogni scena l’uomo viene inserito in un’ambientazione composta di cantieri e fabbriche, il tutto immerso in una calma e in un’oscurità quasi surreale. L’atmosfera suggestiva che il regista riesce a creare sembra presagire una vicenda ricca di elementi e di spunti interessanti.
Il viaggio in Cina per cercare una fabbrica alla quale consegnare un importante componente meccanico, viene affrontato dal protagonista con gli occhi propri di un bambino alla continua ricerca di nuovi stimoli. Amelio muove la macchina da presa lentamente, effettuando ampie panoramiche, quasi a voler sottolineare il bisogno del protagonista di recepire e fermare nella memoria gli scorci più belli di ogni luogo visitato. C’è la volontà da parte di Amelio di dipingere un mondo fatto di fabbriche, di edifici in costruzione, di scarni e freddi scorci metropolitani, quasi a voler omettere volutamente una componente naturalistica.
Vincenzo viene accompagnato nel suo viaggio dalla giovane guida cinese (l’attrice esordiente Tai Ling) che si offrirà di condurlo in questa terra così piena di contraddizioni. L’immagine della Cina che ci viene data dal regista è spesso superficiale e asciutta, a tratti discriminante. I due protagonisti vengono troppo spesso connotati con quei tratti propri delle rispettive nazionalità, diventando così schiavi di peculiarità che indeboliscono la loro caratterizzazione. “Quando ho visto il film finito ho avuto l’impressione che si fosse fatto da solo, che Vincenzo e Liu Hua esistessero già da qualche parte e a me fosse toccato solo di andarli a scovare” sostiene il regista, che non lascia però trasparire dalla pellicola quella naturalezza che afferma di aver riscontrato.
Il pretesto di cui il protagonista ha bisogno per partire nella sua “Odissea cinese”, è quello di sostituire una piccolissima parte meccanica di un grande impianto; l’appiglio che egli si crea è indispensabile per fuggire da una realtà che al pubblico rimane oscura, probabilmente una realtà che gli causa una grande sofferenza. Il viaggio, tematica cara al regista ne Le chiavi di casa e Lamerica, non viene inteso come raggiungimento di una meta, ma come percorso da affrontare per riscoprire sé stessi.
La stella che non c’è ha diviso pubblico e critica e farà sicuramente, nel bene o nel male, parlare di sé.
(La stella che non c’è); Regia: Gianni Amelio; soggetto: liberamente tratto dal romanzo La dismissione di Ermanno Rea; sceneggiatura: Gianni Amelio, Umberto Contarello; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Simona Paggi; musica: Franco Piersanti; interpreti: Sergio Castellitto, Tai Ling, Hiu Sun Ha, Angelo Costabile, Catherine Sng, Roberto Rossi, Hu Chungqing, Wang Biao, Zhao Jianyun, Luo Xiufeng, Tang Xianbi; produzione: Cattleya, Rai Cinema in coproduzione con Babe, Carac Film, RTSI Televisione Svizzera, Achab Film; distribuzione: 01 distribution origine: Italia/Francia/Svizzera, 2006; durata: 104’