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VENEZIA 63: OFFSCREEN

Pubblicato il 3 settembre 2006 da Matteo Botrugno


VENEZIA 63: OFFSCREEN

“Manipolo costantemente la realtà della mia vita. La creo. Ne faccio una fiction, anche se essa è vicina alla realtà e sembra vera, concretamente è un modo per creare e influenzare la mia vita sotto diversi aspetti”. Questa è la riflessione che spinge Nicolas Bro, attore danese già visto in Le mele di Adamo, a filmare ventiquattrore su ventiquattro la sua vita, progetto inizialmente condiviso con Christoffer Boe, che figura comunque come regista dell’opera.
Alcune sequenze del film, girate quasi completamente a mano con una telecamera digitale, sono assolutamente reali. Bro si è auto-filmato per un anno, procurando le ire della moglie e degli amici. Via via diventa sempre meno lucido, fino ad arrivare alla cruda follia del finale. Cosa sia vero e cosa no, chi stia recitando, quale sia la linea sottile che divide la realtà dalla finzione: molti sono gli interrogativi che sorgono spontanei dopo la visione di Offscreen. Inizialmente confuso come le idee di Bro, che per tutto il lavoro sostiene di voler dirigere un film d’amore, e girato in maniera amatoriale, il film mostra come la lucidità dell’idea di fondo del progetto sia inversamente proporzionale a quella del suo straordinario protagonista. Bro inizia col voler recuperare il suo rapporto coniugale con un film d’amore, filmando la moglie in ogni circostanza. Ma questo presunto intento non va a buon fine e dopo aver fatto scappare di casa la moglie, tronca definitivamente ogni contatto con gli amici, tra cui lo stesso Boe, che lo scopre mentre si filma con un telefonino con fotocamera sul set di Allegro, opera del regista danese presentata lo scorso anno proprio a Venezia. La nostalgia per la mancanza della donna e l’estremo stato d’isolamento cui si sottopone lo portano ad un climax emotivo che culminerà in gesti incontrollabili.
Offscreen, al di là dei mezzi e della tecnica con cui è girato, si presenta come un lavoro estremamente affascinante che offre diverse chiavi di lettura. La prima riguarda l’aspetto prettamente formale. Non è un documentario, non è fiction, non è neanche una delirante edizione del Grande Fratello. In un certo qual modo si può affermare che Offscreen sia la rappresentazione filmica della vita di un individuo vista da se stesso. Il cinema è finzione sebbene dia al fruitore l’illusione di un’effettiva percezione del reale. In questo caso invece sia ha un’identificazione completa con il personaggio, che sequenza dopo sequenza fa sempre meno caso alla macchina da presa, trasformandola in una sorta di terzo occhio. La ‘realtà’ o per lo meno una forte percezione di essa, si manifesta a tal punto che non ci si accorge che nella seconda metà del film molte scene sono davvero ‘recitate’. Sicuramente parte di questo risultato è frutto delle incredibili capacità interpretative di Nicolas Bro, pur tenendo conto che questo esperimento è stato condotto non solo per dare un’ulteriore definizione cinematografica di realtà, ma anche per accompagnare lo spettatore nel lento cammino della solitudine e dell’estrema depressione che porta l’uomo a distorcere la sua stessa visione di vita. Si installa una serie di telecamere in casa, ormai non più per fare un film d’amore, né tanto meno uno su di sé, ma per ricrearsi, nel film stesso, una realtà alternativa che lo isola dal resto del mondo, malgrado i lampi della ‘vecchia’ vita reale lo spingano a commettere azioni apparentemente prive di senso.
Quello di Christoffer Boe e di Nicolas Bro è un lavoro disturbante non solo per l’uso continuo di camera a mano, ma anche perché mostra l’inesorabile decadimento psicofisico di un essere umano. Il tutto inserito in un contesto poco cinematografico, tanto che tecnicamente Offscreen risulta essere un film amatoriale. Ma è proprio l’assenza di qualsiasi artificio tecnico che permette la totale assimilazione di una nuova realtà, di una nuova vita, di nuove emozioni. Esperimento senza dubbio estremo, ma perfettamente riuscito.

(Offscreen); regia: Christoffer Boe; soggetto e fotografia: Nicolas Bro; sceneggiatura: Christoffer Boe, Knud Romer Jørgensen; interpreti: Nicolas Bro, Christoffer Boe, Lena Bro.; produzione: Alphaville pictures Copenhagen; webinfo: Sito ufficiale


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