VENEZIA 63: QUELQUES JOURS EN SEPTEMBRE
Al suo esordio alla regia, dopo numerose collaborazioni in veste di sceneggiatore per la televisione e per il cinema, Santiago Amigorena offre al pubblico della sessantatreesima mostra internazionale d’arte cinematografica, un lavoro originale che racconta in modo gradevole e interessante, i giorni che precedono l’attentato dell’undici settembre 2001 a New York.
Protagonista di questa vicenda è la bella e intramontabile Juliette Binoche nei panni di Irène, agente dei servizi segreti incaricata di condurre i figli di un importante membro della CIA attraverso la Francia e l’Italia per farli incontrare con il loro misterioso padre da qualche tempo scomparso.
L’iniziale narrazione oscura e poco comprensibile serve al regista per introdurre, in modo celato ed originale, l’attentato alle torri gemelle, ponendo attori e spettatori nella medesima condizione di inconsapevolezza di ciò che sta per accadere attorno a loro. Si avverte costante l’esigenza di cercare di capire di più delle vite dei personaggi e di ciò che ruota attorno ad essi e proprio questo sembra essere il punto di forza del film. La costante ricerca di ciò che non si vede, l’incessante bisogno di conoscere cosa si nasconda oltre l’apparenza.
Pur non essendo un film esplicitamente di denuncia, risulta essere fortemente connotato e schierato dal punto di vista politico. Molte sono state infatti, dopo l’attentato al World Trade Center, le teorie su una probabile cospirazione degli Stati Uniti e sull’eventuale responsabilità americana agli atti terroristici di New York. Il regista vuole mostrarci una possibilità, un modo nuovo di vedere le cose e per farlo, rende la sua protagonista fortemente miope, costretta ad indossare degli occhiali per riuscire a vedere in modo corretto. La deformazione della realtà, datale dalla sfocatura delle immagini, è un’alterazione sempre presente in numerosi momenti di Quelques Jours En Septembre, qualcosa alla quale lo spettatore non è abituato. Più volte il personaggio interpretato dalla Binoche, osserva la realtà senza l’ausilio dei suoi occhiali contemplando, a suo stesso dire, il mondo in modo inusuale, insolito.
La vicenda, che si svolge tra Parigi e Venezia, potrebbe avvalersi degli splendidi scenari offerti dalle due città come sostegno visivo alla storia. Il regista invece omette volutamente, attraverso vari espedienti, i monumenti, i paesaggi e tutto ciò che potrebbe connotare in modo ordinario queste due grandi città d’arte. Rimane sicuramente impressa nella mente dello spettatore l’unica lenta carrellata su Venezia mostrata attraverso gli occhi di Irène, senza usare però il filtro chiarificatore delle lenti. Il tutto è sfocato e confuso, offuscato come la realtà che troppo spesso viene mostrata.
John Turturro incarna mirabilmente il personaggio di un gangaster con seri problemi di sudditanza psicologica, in continuo contatto telefonico con il suo psichiatra sempre pronto ad ascoltarlo. Lo strano e volubile personaggio, con i suoi molteplici e mutevoli stati d’animo, riesce ad esaltare le capacità artistiche di Turturro che, con grande semplicità, diventa prima assassino efferato e dopo qualche istante poeta ispirato.
Attraverso gli occhi di Irène viene mostrata la sottile linea che separa la visuale di ogni individuo dal reale mondo esterno, viene palesato quanto sia semplice riuscire finalmente a vedere oltre ciò che viene dato comunemente per vero. La verità è infatti spesso talmente scomoda da non risultare plausibile.
(Quelques Jours En Septembre) Regia: Santiago Amigorena; sceneggiatura: Santiago Amigorena; fotografia: Christophe Beaucarne; montaggio: Sarah Turoche; musica: Laurent Martin; scenografia: Emmanuelle Duplay; costumi: Isabelle Baudry; interpreti: Juliette Binoche (Irène), John Turturro (William Pound), Nick Nolte (Elliott), Sara Forestier (Orlando), Tom Riley (David); produzione: Paulo Branco per Gemini Films, Les Films Du Rat, France 2 Cinéma, Production Group, CNC, Canal +, TPS Star, Région Ile-de-France; origine: Francia, Italia, Portogallo; durata: 110’;