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VENEZIA 63: ROMA WA LA N’TOUMA (ROME RATHER THAN YOU)

Pubblicato il 5 settembre 2006 da Matteo Botrugno


VENEZIA 63: ROMA WA LA N'TOUMA (ROME RATHER THAN YOU)

Agli inizi degli anni ’90, alcuni registi algerini hanno dovuto abbandonare il loro paese per via dello scoppio della guerra civile che contrapponeva governo di matrice militare ed estremisti islamici. Il cinema di questi autori diventa critico nei confronti di una situazione politica che tende a non migliorare e che rischia di spaccare un paese già fortemente diviso ed in condizioni economiche disastrose. Anche se molti artisti sono stati costretti ad emigrare per via delle loro idee, essi continuano comunque a parlare dell’Algeria, ora con nostalgia, ora con rabbia, auspicando un ritorno alla democrazia.
Roma wa la n’touma si presenta come un lavoro facente parte di questa corrente di pensiero. Il regista Tariq Teguia, parigino acquisito, scrive e dirige un film freddo e spietato, in cui solo nel finale è possibile intravedere un barlume di speranza per il futuro del paese. La macchina da presa segue i due protagonisti, un ragazzo e una ragazza, che si muovono per le periferie di Algeri in cerca di passaporti falsi per emigrare in Francia o in Italia. “Piuttosto Roma che voi”: il titolo mostra in modo eloquente la situazione di disagio, soprattutto nel mondo dei giovani. Meglio fuggire, cercare un lavoro, rifarsi una vita in un altro paese. Meglio abbracciare un’altra cultura (e sappiano quanto gli arabi siano legati alla propria), piuttosto che accettare un degrado insopportabile che non permette di imboccare alcuna via di fuga. Jeans, Coca-cola e automobili americane contrapposti a versi del Corano recitati in radio o da terroristi pronti a combattere e a supportare la Jihad. I due ragazzi diventano il simbolo di una gioventù di Algeri completamente allo sbando e costretta a sperare in una fuga o ad un cambiamento radicale in patria.
L’obiettivo che si propone Teguia è estremamente interessante, perché se da una parte spinge noi europei a sensibilizzarci sui problemi dell’Algeria, dall’altra invece, è un invito alla riflessione rivolto alle autorità algerine. Il problema è che questi messaggi si raccolgono faticosamente tra poche sequenze di un film assolutamente povero di idee. Le inutili inquadrature fisse, della durata di alcuni minuti, non rendono l’idea della solitudine, così come le lunghe carrellate assolutamente fuori luogo e fuori posto. La lentezza narrativa spesso è una una coraggiosa presa di coscienza del proprio stile. In questo caso la fissità dello sguardo diventa sinonimo di una totale incapacità di saper gestire l’importanza del messaggio che il regista vuole portare avanti; non c’è interesse a seguire i ragazzi che vanno in giro in macchina, che sbagliano strada, che tornano indietro, che girano in continuazione per interi isolati; non c’è ragione di perseguire un inutile iperrealismo se rimane fine a se stesso. Gli attori sono lasciati liberi di improvvisare, tratto comune di molti registi nord africani e mediorientali, Kiarostami su tutti. La differenza tra Roma wa la n’touma ed altri film apparentemente simili è l’assenza di un buon regista che guidi adeguatamente i suoi attori verso lo scopo che si è prefissato.
Tutto ciò che Teguia voleva portare avanti passa in secondo piano e a risaltare sono solo la scarsezza di risorse e di creatività dell’autore. Il silenzio non è più emblema della solitudine ma noia; le periferie degradate non rivelano più la delicata situazione algerina, ma solo luoghi attraversati per sbaglio, tanto che è impossibile ascoltarne il disperato grido di rivolta. Lavoro arido, inutilmente pesante, spesso e volentieri irritante.

(Roma wa la n’ touma); Regia, soggetto e sceneggiatura: Tariq Teguia; fotografia: Nasser Medjkane; montaggio: Rodolphe Molla, Andrée Davanture; musica: Ornette Coleman, Archie Shepp, El Hachemi L’Kerfaoui Tchamba, Cheb Azzedine; interpreti: Samira Kaddour, Rachid Amrani, Rabie Azzabi, Fethi Ghares, Kader Affak; produzione: NEFFA FILMS, INA, FLYING MOON FILMPRODUKTION; origine: Algeria, Francia, Germania; durata: 111’.


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