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VENEZIA 63: SUELY - O CÉU DE SUELY

Pubblicato il 4 settembre 2006 da Giampiero Francesca


VENEZIA 63: SUELY - O CÉU DE SUELY

E’ sereno e sempre limpido il cielo che sovrasta le lande del Brasile. Tanto sgombro di nuvole quanto piene di problemi sono le vite di chi vi vive sotto, sulla terra arsa dal sole: Hermilia è una di queste. Ragazza madre in attesa di un marito che non verrà, affronta la vita cercando di resistere alla forza degli eventi che la coinvolgono. E’ una ventenne e come tale vorrebbe divertirsi, ballare, cantare, ma la realtà la riporta spesso e bruscamente alla sua condizione disagiata. Così l’unico vero grande desiderio è fuggire, lontano, ovunque, il più distante possibile. Ma trovare il denaro, unico lasciapassare, è un’impresa ardua ed Hermilia si trasforma, suo malgrado, in Suely, donna che mette all’asta se stessa per il biglietto di un bus...
Sarebbe banale sottolineare lo spirito che permea questa pellicola, l’anima di chi vede l’abisso nel quale sprofondano intere zone del mondo, fra povertà e miseria. Sarebbe banale se non fosse questo uno dei pochi mezzi per riportare all’attenzione un tema così fondamentale, centrale, con il quale tutti, prima o poi, dovremo confrontarci. Nasconderci dietro la nostra condizione agiata non è sicuramente una soluzione al problema e così Karim Ainouz ci sbatte in faccia la realtà. La realtà di un popolo di un villaggio, in questo caso, povero ma profondamente orgoglioso delle sue origini e delle sue condizioni. Gente dagl’occhi tristi, come la nonna di Hermilia, ma pieni di coraggio e fermezza. Una forza questa che dirompe nel confronto fra l’anziana e la nipote; si può, si deve accettare le propria condizione ma non per questo ci si deve abbassare a vendere se stessi. Anzi, in un mondo in cui non si possiede niente, cedere anche la propria intimità è inaccettabile. Nelle parole della nonna non c’è solo il dolore di una donna ferita, umiliata dagli sguardi delle altre persone, ma il vigore di chi vuol resistere strenuamente ad un mondo marcio...
Ainouz dirige una pellicola che punta diretta al sodo, che lascia parlare le immagini. Nel farlo però ripercorre il solco già segnato da molti artisti prima di lui. Un modo di rappresentare la povertà, il disagio molto comune che spesso sa di già visto. Una sensazione questa che, a lungo andare, fa perdere d’incisività la pellicola. Un film così forte, portatore di un messaggio tanto importante non può permettersi il lusso di far stancare lo spettatore. Abbiamo bisogno di conoscere il mondo che ci circonda, ma per farlo necessitiamo di un mezzo capace di veicolarlo. Trovare questo linguaggio, questo stile è una sfida che i registi dovranno presto affrontare...

(Suely - O Céu de Suely); Regia: Karim Ainouz; sceneggiatura: Karim Ainouz, Mauricio Zacharias fotografia: Walter Carvalho; montaggio: Tina Baz, Isabela Monteiro de Castro; musica: Berna Ceppas, João Nabuco; interpreti: Hermilia Guedes, Maria Menezes, Zezita Matos; produzione: Mauricio Andrade Ramos, Walter Salles - VideoFilmes; origine: Brasile, Francia, Germania durata: 90’


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