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VENEZIA 63: THE AMAZING LIVES OF THE FAST FOOD GRIFTERS

Pubblicato il 9 settembre 2006 da Giampiero Francesca


VENEZIA 63: THE AMAZING LIVES OF THE FAST FOOD GRIFTERS

Stormi di aerei solcano i cieli sganciando decine di bombe, intere città vengono distrutte: è la seconda guerra mondiale, ormai alla fine. Per il Giappone si prepara un periodo di crisi... Da queste immagini di repertorio prende l’avvio lo stravagante pseudo-documentario del genio dell’animazione Mamoru Oshii, un sapiente cocktail di storia mondiale, leggende metropolitane nipponiche e tradizione del fast-food giapponese. Fra soba e crocchette, panini e hamburger il racconto ripercorre il percorso che, dalla fine della guerra, ha portato il Giappone ad essere la potenza che è oggi. Lo fa utilizzando come pretesto l’epopea di alcuni “Grandi maestri dello scrocco”, persone capaci di influenzare a tal punto i ristoratori di fast-food da riuscir sempre a mangiare gratis. Così, dalle piccole bancarelle di soba, ha inizio la narrazione.
Come nella mitologia classica anche i grandi maestri del film possiedono nomi dal fascino misterioso, “la volpe della crocchetta”, “il toro dell’hamburger”, ad ognuno dei quali corrisponde una particolare consumazione fra la vasta gamma dei fast-food. Attraverso questo simpatico stratagemma, Oshii tratteggia i caratteri di una società in evoluzione, dalla crisi postbellica alla ricostruzione, dalle Olimpiadi alla bolla economica. All’interno del quadro storico i "Grifter" rappresentano la personificazione di un intera società. Così da personaggi mitici che “scroccavano” solo per autorealizzarsi, per compiacersi, i Maestri divengono man mano un simbolo, la manifestazione di un problema sociale. In particolare dopo l’avvento dei fast-food stile americano, il “Grifter” evolve in una sorta di atto politico. Nascono maestri pronti a trangugiare centinaia di hamburger e intorno a loro prolificano cloni con le stesse intenzioni e motivazioni. La storia raccontata va ovviamente presa con ironia, ma rende bene l’idea di un paese che, subita la crisi, si ritrova scagliato nel giro di pochi anni in un universo completamente diverso. Niente più soba nelle bancarelle, solo Hamburger...
Seppur abbastanza abituati a vedere stravaganze e follie provenienti dall’oriente, un documentario scritto e diretto in modo così eccentrico riesce comunque a stupire. Oshii cuce insieme un patchwork di animazione, foto, filmati d’epoca, stop-motion e sovraimpressioni che sovraccarica lo spettatore di immagini e informazioni. Attraverso una struttura narrativa a blocchi, aperti da un breve quadro storico della situazione geopolitica e chiusi da citazioni del fantomatico libro sui “Maestri”, Oshii gioca con la Storia del suo paese restituendo una pellicola dal forte impatto visivo. Un impasto di finzione e realtà, di leggende e resoconti storici quasi impossibile da sciogliere. Lo stile documentaristico, appesantito da una costante voce narrante, grava però sulla scorrevolezza del film, restituendo un’opera probabilmente ancora troppo lontana dai nostri standard per esser apprezzata fino in fondo...

(Tachiguishi retsuden) Regia e sceneggiatura: Mamoru Oshii origine: Giappone durata: 104’


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