VENEZIA 63: THE MAGIC FLUTE
Grande successo alla Fenice di Venezia per la prima del nuovo lavoro di Kenneth Branagh. Dopo una lunga serie di adattamenti shakespeariani, di cui il prossimo in imminente uscita nelle sale, il regista inglese propone sul grande schermo uno dei più grandi capolavori operistici di tutti i tempi: Il Flauto Magico.
Considerato forse la più importante fra le opere di Wolfgang Amadeus Mozart, Il Flauto Magico riveste un ruolo predominante nella produzione del maestro viennese non solo per la sua bellezza e completezza musicale, ma anche per l’enorme significato, intrinseco nella partitura e nel libretto, di tipo massonico. Il libretto attribuito al solo Schikaneder, noto massone di una Loggia viennese, sembrerebbe scaturire dalla collaborazione con lo stesso Mozart, del quale si hanno tracce in molti versi del testo. Le enormi simbologie di stampo massonico, a cominciare dai primi tre accordi dell’ouverture (il tre era infatti il numero sacro della massoneria), fino ad arrivare alle evidenti assonanze fra le prove massoniche dell’acqua e del fuoco del singspile mozartiano e quelle affrontate nel film dal protagonista, rendono questo lavoro uno dei più complessi con cui cimentarsi per qualsiasi regista.
Branagh si incammina in questo delicato e rischioso percorso convinto di essere in grado di sostenere una trasposizione così ardua e complessa. Purtroppo non fa i conti con l’immenso peso artistico intrinseco nell’opera, estirpando in modo forse troppo superficiale tutte le simbologie che compongono il substrato dello Zauberflöte. Spogliando completamente il lavoro dai simbolismi, si ottiene una semplice e sconnessa storia d’amore, una vicenda nella quale i due protagonisti attraversano strane prove per riuscire a coronare il loro sogno di felicità. Ambientata nel periodo della prima guerra mondiale, la trasposizione mantiene dell’opera mozartiana solo la musica e i tratti narrativi che coicidono con una qualsiasi commedia holliwoodiana. Il libretto, che rispecchia l’originale solo nel titolo, viene tradotto in inglese e stravolto per combaciare con la nuova storia creata da Branagh. Il tutto, oltre a risultare frammentario e incoerente, riesce in modo incredibile a disorientare lo spettatore rendendo di difficile comprensione anche la semplice trama de Il Flauto Magico. La componente migliore del film risulta essere la splendida musica di Mozart, ben eseguita da James Colon alla testa della Chamber Orchestra of Europe. _ Branagh esalta inconsapevolmente il maestro viennese, riuscendo ad onorare la sua grandezza e la sua modernità; il testo inglese infatti, donando all’opera un suono tipicamente legato al musical, conferma nuovamente Mozart come il più grande fra i compositori... persino di Broadway!
(The Magic Flute) Regia: Kenneth Branagh; sceneggiatura: Kenneth Branagh, Stephen Fry; costumi: Christopher Oram; effetti: Charlie Noble; montaggio: Michael Parker Kohout; scenografia: Tim Harvey Dreville; interpreti: Tom Randle, Kenneth Branagh, Lyubov Petrova, Cristina Catalina; origine: GB/FRA 2006; durata: 135’