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FESTA DEL CINEMA DI ROMA - È MORTO CATTELAN! EVVIVA CATTELAN!

Pubblicato il 24 ottobre 2006 da Marco Di Cesare


FESTA DEL CINEMA DI ROMA - È MORTO CATTELAN! EVVIVA CATTELAN!

All’interno di una mostra cinematografica generalmente di un certo rilievo, la sezione Extra ci ha presentato notevoli lavori di pura sperimentazione, operata in particolare sulla forma cinematografica intesa come testimonianza, virata in tutte le sue possibili accezioni: il political rockumentary (Dixie Chicks: Shut up and Sing); lo spettacolo dal vivo rimontato selezionando una esorbitante quantità di materiale con una barocca moltiplicazione di diversi punti di vista (Awesome: I Fuckin’ Shot That!); la ricostruzione dei luoghi fisici e mentali di una vita ormai conclusa (Kurt Cobain: About a Son); un fantascientifico viaggio in un passato mai esistito (Fascisti su Marte).
Ma esiste anche un’altra tipologia di cinema di cui non ci si dovrebbe dimenticare: il mockumentary, dove lo stile documentaristico è messo al servizio della finzione (il mock), inseguendo una storia vera alla ricerca di personaggi nello stile del cinéma vérité, ma sempre con intento ironico e satirico (mock significa anche derisione), mantenendo vivo un atteggiamento di improvvisazione.
È morto Cattelan! Evviva Cattelan! si apre con una carrellata dei principali telegiornali italiani che danno la notizia del decesso dell’artista. Comprovata da un bollettino medico, ma avvolta nel mistero, la morte di Cattelan sarà l’occasione per costruire un’inchiesta, una ricognizione divertita ed esaustiva al tempo stesso, lanciata sulle tracce di un personaggio inafferrabile: dall’infanzia nella provincia veneta, ai primi successi ottenuti a New York, dalle diatribe critiche sulle sue opere, ai trionfi ottenuti a Milano e a Berlino, fino che alle polemiche scatenate dai soliti benpensanti. La pellicola, però, non ha alcuna intenzione di giungere a una conclusione definita e reale, preferendo lasciare aperta la riflessione sul lavoro di Cattelan e, soprattutto, le incognite sulla sua personalità.
Con questo suo testamento, l’artista padovano mostra ancora di più, se ce ne fosse stato bisogno, la sua innata capacità di stupire. La messa in scena della finzione e della derisione è sua caratteristica principale: ne sono testimoni, tra le altre, le sue sculture e installazioni, come il Wojtyla abbattuto da un meteorite e i bambini appesi a un albero immerso nel traffico milanese. Cattelan è un post-duchampiano abile nell’impedire la museificazione della propria arte e nell’esaltare sé stesso e il proprio mito, rendendosi invisibile all’interno delle proprie opere, un Andy Warhol aggiornatosi all’inarrestabile procedere ed evolversi della società dello spettacolo, abile nel realizzare opere ad una prima lettura anche facilmente comprensibili (almeno quanto un pugno nello stomaco), ma capaci di mantenere una sorta di mistero (che sa tanto di riserbo), sulle reali intenzioni dell’autore: caratteristica, questa, della poeticità della grande arte.
Ma È morto Cattelan! Evviva Cattelan! è anche una strenua difesa del ruolo dell’artista e del suo compito di stupire, necessario perché chi lo apprezza e chi lo dileggia non si sieda in una perenne immobilità di pensiero. E, con ogni evidenza, osservando la genesi e la maturazione di una esistenza, attraverso poche balenanti immagini e parole di chi ha conosciuto l’uomo Cattelan, possiamo accedere all’arte che nasce dalla vita e alla vita che imita l’arte: quasi come se potessimo capire già molto dal cattolicesimo dell’ambiente padovano, o dalla volontà di controllare e (ri)montare la propria vita, rendendola arte e mito di sé, ma in maniera ironicamente postmoderna.
Forse che Cattelan desideri diventare già un classico, da vivo (onore toccato solamente a Carmelo Bene, grazie alla pubblicazione della sua opera omnia: vivo e morto allo stesso tempo!), parlandoci dall’aldilà della propria morte? A questo punto non resta che augurargli una lunga carriera da caro estinto, affinché il suo video testamento diventi un’opera monstre, come un coccodrillo da aggiornare continuamente.

(È morto Cattelan! Evviva Cattelan!) Regia, fotografia e montaggio : Marco Penso; soggetto e sceneggiatura: Elena Del Drago e Marco Penso; musica: Giuliano Taviani; produzione: Wilder; origine: Italia 2006; durata: 54’.


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