I premi e il commento finale
Orso d’Oro: Taxi di Jafar Panahi
Orso d’Argento – premio speciale della Giuria: El Club di Pablo Larrain
Orso d’Argento – premio alla regia: ex aequo Aferim! di Radu Jude e Body di Malgorzata Szumowska
Orso d’Argento “Alfred Bauer” – premio per un film che apre nuove prospettive: Ixcanul Volcano di Jayro Bustamante
Orso d’Argento – premio per la migliore sceneggiatura: Patricio Guzmán: El botón de nacár
Orso d’Argento – premio per il migliore attore: Tom Courtenay: 45 Years
Orso d’Argento – premio per la migliore attrice: Charlotte Rampling: 45 Years
Orso d’Argento – premio per uno straordinario contributo artistico: ex aequo Sturla Brandth Grøvlen (fotografia): Victoria e Evgeniy Privin/Sergey Mikhalchu (fotografia): Under Electric Clouds
Ricorrendo a due ex-aequo la Giuria ha premiato 9 film dei 19 in concorso, segno che anche la Giuria era in fondo d’accordo sul buon livello di quest’anno (lectio buona) o, in disaccordo su tutto, doveva, accontentare molti pretendenti (lectio maligna).
Cominciamo da quelli che se ne vanno a mani vuote: i tre film dell’Estremo Oriente, ed è giusto così, dopo il 2014 in cui avevano fatto man bassa, la selezione asiatica era quest’anno abbastanza modesta; i film di Dresen e di Herzog, come dare torto alla giuria? il remake del Diario di una cameriera e il film di apertura di Isabelle Coixet, ci saremmo stupiti del contrario; Terence Malick di un premio non ha bisogno, e secondo chi scrive, non se lo sarebbe neanche meritato; nemmeno Peter Greenaway ne ha bisogno, ma qualcosa, vivaddio, lo avrebbe meritato. Va a finire che l’unico film che esce dalla premiazione senza niente e che invece sarebbe stato degno di una qualche menzione, anche come incoraggiamento per la futura carriera della regista era Vergine giurata di Laura Bispuri. Un peccato.
I premi, diciamo così, "minori", sono andati secondo le previsioni: la fotografia ai due operatori nettamente più originali del concorso quelli di Victoria e di Under Electric Clouds. Quanto al premio per gli attori, se non si voleva puntare su qualche giovane e/o sconosciuto, si aveva gioco facile a premiare due mostri sacri come Charlotte Rampling e Tom Courtenay. E così è stato. E’ giusto premiarli, per così dire, anche ex negativo, come riconoscimento del fatto che 45 Years è un film di grandi attori, ma non è un grande film.
Sul premio per la migliore sceneggiatura a Patricio Guzmán sia permesso avanzare qualche dubbio; se El botón de nacár resta un gran film bello e importante, lo è malgrado certe forzature nella sceneggiatura. Mentre il primo ex aequo (quello sulla fotografia) era assolutamente plausibile, il secondo – quello riguardante la regia - lascia qualche dubbio: Radu Jude se lo è meritato er Aferim!; che lo condivida con Malgorzata Szumowska per Bodynon ci è sembrata una grandissima trovata da parte dei giurati. Il premio “Alfred Bauer” per un film che apre nuove prospettive, che l’anno scorso era stato deciso, con una qualche paradossalità, di conferire a Alain Resnais poche settimane prima che ci lasciasse, quest’anno è andato a Ixcanul (si vedrà anche in Italia grazie alla da Parthénos e Lucky Red); che il film guatemalteco un qualche premio lo prendesse ce l’eravamo immaginati. E questo è forse quello più giusto. Lo show (televisivo) procede comunicando come penultimo il premio speciale della Giuria; non nascondiamo il rammarico provato, quando si è capito che esso era toccato al migliore film in concorso, a El Club di Pablo Larrain. Dopodiché, quando è stato il turno dell’Orso d’Oro, si pensava all’Ejsensten di Greenaway, si pensava, in stile Berlinale, a Bispuri, ma non a Panahi. Il suo, come si è scritto, ci è parso un buon film, ma la sensazione è che - dopo (non) aver avuto Panahi in giuria nel 2011 e (non) averlo avuto in concorso nel 2013 con Closed Curtain – Taxi abbia tratto profitto, prima di ogni altra cosa, dalla condizione politica in cui versa il regista iraniano. E dalla sua ingombrante assenza, dati gli arresti domiciliari in patria (una nipote infatti ha ritirato il premio).